Tav, il M5S contro tutti. I vertici sul caso Sarti: “Espulsione doverosa”

In difesa dell'alta velocità i partiti di opposizione e non solo stanno marciando separatamente per colpire i pentastellati

MILANO – Quando si parla di Tav, il M5S torna Davide contro Golia. Luigi Di Maio e i suoi spesso si trovano in netta minoranza nel dibattito politico, senza possibilità di sponde nemmeno nella loro stessa maggioranza di governo. Sondaggi o non sondaggi, basta fermarsi a contare quanti sono, solo nei palazzi del potere romano, i favorevoli alla Torino-Lione, per farsi un’idea di quale sia la proporzione nella società civile.

La maggioranza parlamentare è Sì Tav, M5S isolato

Tra Lega, Partito democratico, Forza Italia, Fratelli d’Italia e +Europa i parlamentari ‘sì-Tav’ sono ben 785 contro i 327 pentastellati. In particolare, alla Camera sono 595 e al Senato 190: in pratica una maggioranza politicamente fortissima e numericamente inattaccabile. Per intenderci, quelle per cui i leader farebbero i salti mortali. Nella vita reale, però, sarebbe quantomeno impossibile vedere Matteo Salvini, Nicola Zingaretti e Matteo Renzi nello stesso gruppo con Giorgia Meloni, Emma Bonino e Silvio Berlusconi.

I pentastellati rischiano di perdere consensi in caso di compromesso

Il destino, però, ha giocato loro un brutto scherzo. Perché in difesa dell’alta velocità tutti questi protagonisti, e i loro partiti, si stanno marciando separatamente ma per colpire compatti lo stesso obiettivo. I Cinquestelle, nel caso specifico. Che non possono mollare la presa, per non rischiare di perdere non solo l’anima, ma soprattutto i consensi della base storica. Come ricorda l’attuale sottosegretario all’Economia, Laura Castelli: “Dicevo no alla Tav e lo dico ancora”, ammette ai microfoni di ‘Un giorno da pecora’, su Rai Radio1. “È la mia storia – continua -, la storia del mio territorio e quella del Movimento”.

L’idea originaria del M5S e il progressivo sfaldamento

Tornando indietro al 2009 con la memoria, l’idea di Gianroberto Casaleggio fu proprio quella di ‘federare’ tutti i movimenti civici e unirli sotto la stessa bandiera. Anzi, sotto le stesse stelle. Cinque, per la precisione: acqua pubblica, ambiente, connettività, sviluppo e appunto trasporti. Il legame con il concetto di ‘No-Tav’ è talmente stretto da far dire al senatore Alberto Airola di essere pronto a lasciare il M5S, nel caso cedesse nel braccio di ferro con la Lega. E non è il solo.

I vertici del Movimento confermano l’espulsione di Giulia Sarti

Chi dovrà lasciare il Movimento, invece, è Giulia Sarti. L’ormai ex presidente della commissione Giustizia (oggi è stata eletta al suo posto Francesca Businarolo), continua a dire di non temere la cacciata perché “non ho fatto niente, io ho contribuito a farlo nascere”. Alle parole della deputata romagnola rispondono ufficialmente i Cinquestelle, ricordando che c’è il collegio dei Probiviri incaricato di studiare la faccenda. Intanto, però, i vertici pentastellati fanno sapere che ritengono “l’espulsione doverosa”. Insomma, ha più chance la Tav di Sarti.

(LaPresse/di Dario Borriello)

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