Messico, 500 centro-americani provano a forzare le barriere al confine con gli Usa. Trump chiude tutti i varchi, poi li riapre nella notte

Ma il presidente americano non batte ciglio. Tutti i richiedenti asilo resteranno in Messico fino a quando le domande non saranno valutate dai giudici competenti.

Messico e Usa confine
LAPRESSE / AFP

WASHINGTON – Clima rovente al confine tra gli Stati Uniti e il Messico. Questa notte, il presidente Donald Trump ha deciso di riaprire il confine a sud della città californiana di San Diego dopo che oltre 500 migranti centro-americani avevano provato a forzare i blocchi per entrare negli Usa. Ma il presidente americano non batte ciglio. Tutti i richiedenti asilo resteranno in Messico fino a quando le domande non saranno valutate dai giudici competenti.

Oltre 500 migranti centro-americani provano a varcare il confine, Trump chiude tutti gli accessi tra Tijuana e San Diego. Poi la riapertura nella notte

Mentre era in corso una manifestazione pacifica, alcuni migranti centro-americani hanno provato a forzare la barriera metallica all’altezza di Tijuana, nel nord-ovest del Messico. Dopo aver superato il primo ostacolo, però, si sono trovati di fronte gli agenti Usa che hanno usato i lacrimogeni per respingerli. Molti hanno deciso di tornare indietro, alcuni invece hanno proseguito fino ad arrivare ad una seconda barriera protetta da filo spinato e da agenti di frontiera. Lì è terminato il folle tentativo di entrare negli Usa illegalmente. In 39 sono stati arrestati (24 honduregni e 15 messicani). Poco dopo, le autorità statunitensi hanno chiuso tutti gli accessi tra Tijuana e San Diego, col varco di San Ysidro interdetto a veicoli e pedoni. Nella notte, poi, Trump ha annunciato la riapertura.

Il ministro degli Interni del Messico: “Li rimpatrieremo”

Il ministro degli Interni messicano, Alfonso Navarrete, ha annunciato la decisione di rimpatriare i responsabili del tentativo di ingresso in territorio statunitense. “Nonostante la complessità del problema – ha commentato Navarrete – e coerentemente con la politica interna di rispetto dei diritti umani e della non criminalizzazione del fenomeno migratorio, il Messico non dispiegherà forze militari al confine”. Un grido d’allarme, però, arriva dal sindaco di Tijuana Juan Manuel Gastelum. “Questo è una crisi umanitaria”, ha dichiarato, chiedendo il sostegno delle Nazioni Unite “davanti all’apatia del governo federale”.

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