Usa, in Texas entrano in vigore le restrizioni sull’ aborto

In Texas è entrata in vigore a mezzanotte la legge che vieta l'aborto dopo le sei settimane di gravidanza.

(AP Photo/Natacha Pisarenko)

ROMA – In Texas è entrata in vigore a mezzanotte la legge che vieta l’aborto dopo le sei settimane di gravidanza. Sulla normativa deve però ancora pronunciarsi la Corte Suprema a cui è stato presentanto ricorso dagli operatori che garantiscono l’aborto. Se autorizzata a rimanere in vigore, la legge sarebbe la restrizione più drammatica al diritto all’aborto negli Stati Uniti da quando la storica sentenza Roe v. Wade dell’Alta corte ha legalizzato l’aborto in tutto il paese nel 1973. La legge del Texas, firmata dal governatore repubblicano Greg Abbott a maggio, vieta gli aborti da quando è possibile rilevare il battito cardiaco fetale, e questo di solito avviene intorno alle sei settimane e prima che la maggior parte delle donne sappia di essere incinta.  La legge, secondo gli operatori che praticano l’aborto, renderebbe illegali l’85% degli aborti in Texas e costringerebbe molte cliniche a chiudere. Almeno altri 12 stati hanno promulgato divieti di aborto all’inizio della gravidanza, ma a tutti è stato impedito di entrare in vigore. Ciò che rende diversa la legge del Texas è il suo insolito schema di applicazione. Piuttosto che avere funzionari responsabili dell’applicazione della normativa, i privati cittadini sono autorizzati a citare in giudizio le cliniche e chiunque sia coinvolto nel facilitare gli aborti, incluso chiunque porti una donna in una clinica. Secondo la legge, chiunque faccia causa con successo a un’altra persona avrebbe diritto ad almeno 10.000 dollari.

LaPresse

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