Vaccini, Campania ultima in Italia per dosi ricevute

Meno di un milione di scorte in regione, una fiala ogni 0,165 persone

NAPOLI – C’è la geopolitica, poi c’è la politica, e infine la politichetta. Sulla questione della prenotazione delle dosi di vaccino russo da parte della Regione Campania, assistiamo in questi giorni, sui quotidiani locali e nazionali, a un dibattito surreale, appunto da pura politichetta: le forze politiche (anzi, le debolezze, considerato lo stato pietoso in cui è ridotto il centrodestra in Campania) e i mass media che sono pregiudizialmente contro il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, sbraitano contro l’operazione Sputnik, senza approfondire neanche minimamente la questione. Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere. L’unica critica seria e fondata sui fatti a questa operazione di De Luca è quella che il nostro giornale ripete da giorni: per arrivare all’eventuale ok al vaccino di Mosca da parte dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, passeranno mesi (si parla di fine luglio), e per quella data la carenza di dosi in tutta Europa sarà, con ogni probabilità, un triste ricordo, e quindi lo Sputnik non servirà a niente. Quello che nessuno dice, è che l’accordo è una sorta di “legittima difesa” della Campania rispetto al comportamento del governo nazionale. Secondo i dati ufficiali del governo, aggiornati a ieri e elaborati da Cronache, la nostra regione è infatti all’ultimo posto in classifica per numero di dosi ricevute da Roma in rapporto alla popolazione (come da tabella allegata). Ventesima su venti, con 943.375 dosi ricevute, 0,165 per ogni abitante. La Lombardia ha ricevuto 1.808.290 dosi (0,180 per abitante); il Lazio 1.149.900 (0,200); la Liguria guida la classifica con 0,226 dosi per abitante, seguita da Molise (0,223), Emilia-Romagna (0,211) e così via. Si dirà: la distribuzione è stata programmata in base all’età media della popolazione, e la Campania è la più giovane d’Italia. Ragionamento stantio, abbondantemente superato dai fatti: procedendo per categorie, per “fragilità” e così via, è chiaro che l’unico criterio ragionevole è “un vaccino per ogni cittadino”. Ma torniamo alle polemiche della politica politicante. Cronache di Napoli ha innanzitutto contattato l’ambasciata italiana a Mosca, per chiedere delucidazioni sul ruolo avuto nell’operazione. “L’Ambasciata”, ci ha spiegato la sede diplomatica guidata dall’ambasciatore Pasquale Terracciano, “ha ricevuto una richiesta della Regione Campania per un contatto con il Fondo russo di investimenti diretti (RDIF), che cura la commercializzazione del vaccino Sputnik. Per parte nostra abbiamo facilitato il contatto con la Regione Campania, ma non abbiamo svolto alcun ruolo nella trattativa, che è stata curata dall’Azienda per gli acquisti della Regione”. Bene: l’ambasciata italiana in un qualsiasi paese dipende dal ministero degli Esteri. Non è una associazione privata di amici della canasta in gita all’Estero, ma l’emanazione diretta del governo. Chi oggi invita il governo a fermare l’operazione-Sputnik, invita il governo a fermare se stesso, considerato che l’Ambasciata italiana a Mosca ha “facilitato”, come da risposta pervenuta al nostro giornale, il contatto tra Regione Campania e il Fondo russo di investimenti diretti, che cura la commercializzazione del vaccino Sputnik. “Non c’è alcun motivo”, ha ribadito a Rai Radio 1 il vicepresidente della regione Campania, Fulvio Bonavitacola, “per tornare indietro. Qualcuno deve dire che questa nostra attività ha violato qualche regola o è dannosa. Ci siamo mossi nell’ambito delle regole che erano state adottate. Ci è stato detto che c’era una platea di fornitori istituzionali, che sono Astrazeneca, Pfizer, Johnson&Johnson e Moderna”, ha aggiunto Bonavitacola, “e si è vietato di avviare interlocuzioni con questi quattro fornitori in ordine sparso perché c’è una centralizzazione rapporti e li fa l’Unione Europea. Per fornitori diversi non c’è alcun divieto e noi ci siamo mossi sulla base di quel principio, definendo un’intesa subordinata nella sua efficacia alle autorizzazioni di Ema e Aifa. Nel caso in cui ci fosse il via libera delle agenzie del farmaco europea e italiana, l’accordo diventerà efficace”. In realtà, l’ostilità nei confronti dello Sputnik è puramente geopolitica: l’occidente non può permettersi di consegnare alla Russia la medaglia di “salvatore dell’Europa”. Ragionamento comprensibile, ma di fronte all’emergenza-sanitaria, più che ostacolare lo Sputnik, l’Europa avrebbe dovuto agire in maniera efficace e lungimirante, esattamente il contrario di quanto è accaduto. Lo stop-and-go ad Astrazeneca, imposto dalla Germania e in qualche modo subito dall’Ema, ha penalizzato fortemente l’immagine del vaccino anglosvedese: non a caso, si moltiplicano i prenotati che non si presentano all’appuntamento. Dietro la mossa di Berlino, molti osservatori hanno visto un modo per avvantaggiare Pfizer-Biontech, colosso farmaceutico più tedesco che americano, visto che Biontech è un’azienda germanica con sede a Magonza. Un altro vaccino tedesco, il Curevac, è in arrivo. Una invasione dello Sputnik, sarebbe una batosta non solo politica ma pure commerciale per l’Europa. “Il vaccino Sputnik sviluppato in Russia”, ha ribadito ieri l’ambasciatore della federazione russa in Italia, Sergey Razov, in un’audizione alla Commissione Esteri della Camera, “ha dimostrato efficacia e Mosca è pronta alla distruzione e produzione del vaccino con tutti i paesi interessati. Lo Sputnik è registrato in 57 paesi nel mondo. Affermazioni sul presunto espansionismo vaccinale della Russia sui tentativi di colonizzare l’Europa sono manifestazioni di leggerezza e cattiva fede”.

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