Vercelli, investe la figlia dopo una lite: arrestato per tentato omicidio

L'uomo, che vive in Italia da oltre 15 anni, non è un fanatico, né radicalizzato. Gli investigatori hanno perciò escluso possibili motivi religiosi

Foto LaPresse

MILANO – Non gli andava giù quel modo di vivere della figlia, 20enne, troppo indipendente per i suoi parametri. Così venerdì 15 marzo, al culmine dell’ennesima lite, un cittadino marocchino di circa 50 anni ha tentato di investire con l’auto la ragazza, di nome Miriam, che solo grazie alla prontezza di riflessi ha evitato l’impatto e se l’è cavata con ferite superficiali e cinque giorni di prognosi.

L’arresto per tentato omicidio

L’episodio è accaduto nel pomeriggio a Livorno Ferraris, in provincia di Vercelli, dove i carabinieri hanno arrestato l’uomo con l’accusa di tentato omicidio. L’investitore è stato anche denunciato per maltrattamenti, quando i militari hanno appurato che le liti tra padre e figlia andavano avanti da tempo.

Gli atteggiamenti di un padre possessivo

L’uomo, descritto dagli investigatori come “molto geloso e possessivo”, non sopportava l’emancipazione di quella figlia che vedeva ancora come un’adolescente, e invece ha ormai 20 anni e cerca di trovare la propria strada. Così ogni volta che si preparava per uscire con gli amici o per andare, come stava facendo venerdì, a consegnare un curriculum per un lavoro in un paese vicino, l’uomo tentava di dissuaderla e ne nascevano violente discussioni.

L’uomo ha tentato di investire sua figlia

Al culmine dell’ennesima lite, la ragazza è uscita di casa dirigendosi alla stazione, per prendere il treno. Il padre l’ha seguita (stando agli investigatori l’uomo era solito controllare cosa facesse e chi frequentasse) e si è avvicinato a lei in auto offrendole un passaggio con la scusa di accompagnarla. Al rifiuto di salire in macchina, l’uomo ha accelerato e l’ha puntata, tentando di investirla.

Nessun motivo religioso alla base del folle gesto

Gli investigatori hanno però sottolineato che non c’entrano motivi religiosi: l’uomo, che vive in Italia da oltre 15 anni, non è un fanatico, né radicalizzato. La sua famiglia è integrata, la moglie e il figlio, fratello della ragazza, lavorano. La stessa vittima gioca a basket nella squadra locale: la stessa che le ha dimostrato vicinanza in un post su Facebook. È però un padre possessivo, al quale non andava giù la voglia di libertà di una figlia di 20 anni, che ha tentato di fermare nel peggiore dei modi.

(LaPresse/di Claudio Maddaloni)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome