Migranti e condoni, lo strappo di De Falco

Il capitano del ‘salga a bordo’ a Schettino oggi è senatore 5 Stelle: “Il Movimento recuperi l’identità. Sono coerente, non dissidente. Con Di Maio non ho parlato dopo le polemiche”

NAPOLI – Candidato dal Movimento 5 Stelle come simbolo di rettitudine, ora viene dipinto come un dissidente. Gregorio De Falco è diventato famoso in tutta Italia quando, da capitano di fregata della Guardia costiera rivolse al responsabile della Costa Concordia Francesco Schettino, durante il naufragio, l’invito a non abbandonare il gigante del mare ferito. “Salga a bordo, cazzo”, urlò. Oggi De Falco è senatore pentastellato, ma rischia l’espulsione per non aver votato la fiducia sul decreto sicurezza. Forse per quella stessa rettitudine che il Movimento fa fatica a mantenere a causa dei compromessi da trovare per tenere insieme il governo formato con la Lega di Matteo Salvini.
Onorevole, dopo le tensioni delle ultime settimane che aria tira in Parlamento?
Al momento in Senato il clima è ottimo, non ci sono particolari momenti di scontro.
La bocciatura dell’Unione europea alla manovra del governo non incide?
Al momento no. Le questioni legate alla posizione dell’Unione europea non sono giunte al Senato. Lunedì (domani ndr), invece, si comincerà a discutere in commissione del decreto anticorruzione.
Lei ha deciso di non votare la fiducia sul decreto sicurezza. Perché non le piace?
Non è una questione estetica. Ho spiegato attraverso anche gli emendamenti quali sono le parti che sarebbe stato necessario modificare. Alcune norme confliggono con la Costituzione, anche secondo molti giuristi che sono stati auditi dalla commissione Affari istituzionali del Senato. Hanno tutti, infatti, spiegato che il decreto vìola l’articolo 3 della Costituzione, il principio di eguaglianza sostanziale e formale. Si consente, con l’articolo 14 del decreto, che un cittadino italiano e un cittadino italiano naturalizzato abbiano diverso trattamento.
In quali casi, in particolare?
Ci sono disparità di trattamento su reati gravi, come quelli di terrorismo, compreso quello di concorso o finanziamento di attività terroristiche. Avevo chiesto alcune modifiche, come la mancata perdita della cittadinanza per chi decidesse di collaborare utilmente con la pubblica autorità, sia giudiziaria che amministrativa, e per coloro che siano cittadini italiani da un periodo di almeno 7 anni. Dei tempi, chiaramente, si poteva discutere. Negli Stati Uniti sono misure che esistono. Un ordinamento deve puntare alla certezza del diritto. Se garantisce in maniera instabile il diritto di cittadinanza, vuol dire che non raggiunge il proprio scopo.
Cosa pensa dell’abolizione degli Sprar?
L’effetto sarà quello di rendere centinaia di migliaia di persone improvvisamente irregolari. Ci saranno migliaia di ‘invisibili’ in tutte le città d’Italia, persone prive persino di assistenza sanitaria ordinaria. E questo costerà ancora di più allo Stato e agli italiani. Basti pensare al ricovero che ci costerà 860 euro al giorno. Avremo migliaia di persone prive di documenti, senza identità, che lavorano in nero, quando non andranno ad alimentare la manovalanza della criminalità. Quanti resisteranno al richiamo? Quella prospettata è una finta soluzione. Ed è sbagliato pensare che sia un problema degli immigrati. Il problema è nostro. La situazione peggiora per noi. Non riusciremo a mettere un numero sufficiente di poliziotti per gestire gli irregolari. E in più avremo tante persone, donne soprattutto, sfruttatissime.
Ha lamentato un deficit di dialogo all’interno del Movimento 5 Stelle. Lo conferma?
Purtroppo sì. Devo, però, dire che il Movimento si fa carico di tante situazioni, concentrandosi molto sul mondo del lavoro. Sta puntando sull’emersione dall’irregolarità e dal lavoro nero e sta interloquendo con organizzazioni sociali e territoriali. Abbiamo incontrato persone di grande sensibilità. Il deficit di dialogo ha riguardato quel provvedimento, anche per effetto di tutto quello che è venuto fuori, sia alla Camera sia al Senato.
Se dovesse essere espulso dal Movimento, come si comporterebbe? Molti la definiscono dissidente. Si sente tale?
Dissidente è un termine che non mi piace. Il termine appropriato è coerente, a mio modo di vedere. Noi siamo quelli che stanno cercando di rimanere coerenti. Sarei dissidente rispetto a cosa? Forse rispetto a nuove tendenze che sono state assunte da alcuni esponenti. Noi siamo fedeli al Movimento, al programma, al contratto, all’ordinamento italiano e a quello costituzionale. Sarei dissidente rispetto a cosa? Se qualcuno è in grado di dirmelo forse potrei rivalutare la mia posizione. Sfido chiunque a dire che non sono coerente. Non ci può essere un procedimento sanzionatorio nei miei confronti per quello che è accaduto. E infatti non mi è arrivata alcuna notifica.
Ha avuto modo di chiarirsi con Luigi Di Maio?
No. E in ogni caso il vicepremier non interverrebbe in questa fase. La questione della mia ‘espulsione’ è nelle mani dei probiviri dopo la segnalazione da parte del capogruppo al Senato. Va ricordato che io sono uscito dall’aula per far abbassare il quorum e per non votare contro la fiducia. Ho ribadito che conservo il rapporto fiduciario verso il Movimento ma ho ritenuto sbagliato quel provvedimento. E mi sono comportato di conseguenza. Con Di Maio, in ogni caso, non ci siamo più sentiti.
Anche sul decreto Ischia lei si è battuto con determinazione….
A Ischia c’è stata in passato una fortissima speculazione edilizia. Un divieto paesaggistico comporta necessariamente che ci siano state delle disfunzioni. Non sono a prescindere contro qualunque condono, al di là del fatto che il condono di per sè non fa parte del Dna del Movimento. Ho contestato il fatto che il condono venga applicato con la sola legge del 1985. Sono d’accordo sul fatto che le procedure vadano chiuse in fretta e che ci sia bisogno di capire rapidamente chi ha diritto alla sanatoria e chi no. Ho chiesto, però, semplicemente di applicare tutte le normative in materia e non solo quella del 1985. Con questo decreto andiamo a condonare case che non avrebbero diritto a ottenere le sanatoria, stando base alle leggi più recenti. Sembra il film ‘Ritorno al futuro’. I condoni vanno fatti se ci sono requisiti di sicurezza, antisismica e idrogeologica, e vincoli paesaggistici. Attendo ancora che qualcuno mi risponda su questo.
A spingere per l’approvazione del testo così come è stato licenziato dal Senato sono stati gli esponenti campani di Forza Italia, che si sono autosospesi contro l’emendamento che bloccava i condoni. Che ne pensa?
E’ vero. In sei sono riusciti a far cambiare posizione a 48 senatori azzurri. Forza Italia alla fine ha votato per il condono perseguendo la sua tradizione. Siamo noi che abbiamo votato con loro, non il contrario.
Il rapporto con Salvini fa bene o male al Movimento 5 Stelle?
Paradossalmente può fare bene. Può consentire al Movimento di recuperare la propria identità. Difficile recuperarla se non rischi di smarrirla.
Lei auspica, quindi, che il governo resti in sella per 5 anni?
Sì. Ma spero che ciascuna delle parti faccia il proprio ruolo e rispetti la propria storia. Noi abbiamo detto chiaramente ai nostri elettori quello che avremmo voluto fare una volta al governo. E quella resta la traccia da seguire.
Che idea si è fatto della annunciata discesa in campo di volti nuovi come il sindaco Luigi De Magistris?
E’ un progetto interessante il suo, ma non ci ho ancora riflettuto in maniera approfondita.

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