Salute, infezioni ospedaliere killer: 7mila morti l’anno. Più che in strada

L'allarme lanciato dagli esperti del settore nel corso del forum nazionale promosso dal Centro Studi Mediterranea Europa a Napoli

LaPresse/Stefano Cavicchi

ROMA (LaPresse) – Dati allarmanti sulla salute. Sono più letali le infezioni ospedaliere che gli incidenti stradali. E’ questo l’allarme lanciato dagli esperti del settore nel corso del forum nazionale promosso dal Centro Studi Mediterranea Europa a Napoli. Decontaminazione non corretta e utilizzo eccessivo di antibiotici provocano 7mila decesso ogni anno contro i 3500 avvenuti sulle strade.

Allarme salute: 7mila morti l’anno per infezioni ospedaliere

La classifica delle Regioni vede il Nord ‘maglia nera’. Il record di infezioni dopo un intervento chirurgico lo detiene la Valle d’Aosta, con 500 casi ogni 100mila dimessi. Seguono la Liguria con 454 e l’Emilia Romagna con 416. Distanziate di poco la Lombardia, il Veneto, l’Umbria e la città di Trento che ne contano sui 300, caso più caso meno.

Nel Lazio si è toccato il tetto dei 211 mentre in tutto il Sud solo la Calabria supera quota 200. La più virtuosa è l’Abruzzo con sole 70 infezioni. Secondo il Rapporto 2016 sulle resistenze all’antibiotico e sull’uso di antibiotici rilevati nelle strutture Ospedaliere della Campania, nei nosocomi si registrano circa 50mila casi di infezioni causate per il 22% dall’Escherichia Coli, per il 12,5% dallo Staphylococcus Aureus e per il 9% dal Klebsiella Pneumoniae.

I reparti più a rischio

I reparti dove è più facile contagiarsi sono Terapia Intensiva (20,60% dei casi), Medicina (15,33%) e Chirurgia (14,20%), che condividono il triste primato delle infezioni. Gli effetti delle infezioni ospedaliere, oltre che sulla salute dei pazienti, incidono anche sulle tasche dei contribuenti. “Una strage silenziosa sulla quale difficilmente si accendono i riflettori e i motivi sono facilmente intuibili. E’ un problema che riguarda circa mezzo milione di persone nel nostro Paese“. Lo ha detto Gaspare Saturno, numero uno del Centro Studi Mediterranea Europa.

Di queste, una percentuale che oscilla tra il 5% e il 17% dei pazienti ospedalizzati contrae un’infezione e per il 3% di loro il decorso è letale. Si tratta di numeri che devono necessariamente essere ridotti se vogliamo parlare di un servizio sanitario nazionale degno di questo nome e della tradizione che l’Italia vanta a livello mondiale in questo settore“. Un fenomeno per troppo tempo sottovalutato che ha serissime ripercussioni anche sulle finanze pubbliche.

Un costo sia in termini di vite umane che economico

Nella sua relazione, il professor Roberto Lombardi del Dipartimento Innovazioni Tecnologiche dell’Inail ha evidenziato, estrapolando i contenuti di uno studio del Ceis dell’Università di Tor Vergata, l’impatto dell’adozione di buone prassi. Di ricerca mirata e di innovazione tecnologica in tema di decontaminazione e disinfezione sulla spesa pubblica. Attuando la vigente normativa di settore. Secondo lo studio menzionato per ogni infezione ospedaliera vanno in fumo infatti tra i 9mila e i 10mila euro.

Il costo del contenzioso per le infezioni ospedaliere, circa 4 ogni mille posti letto, è pari a circa il 4% del costo totale dei sinistri nella sanità pubblica. E comporta in media un totale di risarcimenti pari a 8 milioni di euro l’anno. Verrà anche sottolineato ulteriormente che un’idonea disinfezione, come indicano le norme tecniche europee, un incremento degli studi applicativi al fine di usufruire di tecnologie innovative, può porre fine a questo sperpero e garantire una gestione in sicurezza. Anche per l’evidente problema di una crescente antibiotico resistenza.

di Denise Faticante

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome