Scuola, Olimpiadi di Problem Solving: alunni più bravi al Sud

Da queste competizioni emerge il quadro di un’Italia più unità di quello che sembra o che alcuni politici vogliono far sembrare

Foto LaPresse - Vince Paolo Gerace

ROMA – Contrariamente ai risultati delle prove Invalsi, quando si parla di eccellenze gli allievi del Meridione e delle Isole si confermano in buona presenza. Dalle finali svolte a Cesena appena qualche giorno fa, non emerge alcun divario tra i partecipanti delle varie Regioni del Paese alle Olimpiadi di Problem Solving. Fra i vincitori figura un alto numero di allievi e di istituti campani, pugliesi, abruzzesi, lucani, calabresi e siciliani.

Il problema del Paese non sono gli insegnanti meridionali

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, “da queste competizioni emerge il quadro di un’Italia più unità di quello che sembra o che alcuni politici vogliono far sembrare. E anche il fatto che il problema del Paese non sono gli insegnanti meridionali o le scuole regionali, ma gli organici non assegnati in base alle esigenze del territorio”.

No a barriere geografiche e pregiudizi territoriali

Adesso, attraverso i vincitori delle Olimpiadi di Problem Solving, organizzate dal Ministero dell’Istruzione, le cui finali nazionali si sono appena svolte a Cesena, arriva la conferma che è questa la strada giusta per abbattere qualsiasi tipo di barriera geografica e pregiudizio territoriale.

Olimpiadi di Problem Solving, Sud in testa

Tra i primi classificati nella gara nazionale di Coding figura un alunno di Montalto Uffugo, paese della Calabria. Di Trani, Francavilla Fontana e Galatina, in Puglia. E di Montecorvino Pugliano e di Casoria, in Campania; di Colobraro, in Basilicata. Ottimi piazzamenti anche a livello di istituto scolastico. Tra i premiati ci sono scuole di Vasto, in provincia di Chieti, Aradeo, vicino Lecce, Bari, Bacoli, nel napoletano, e Catania.

Investire sul Mezzogiorno

“Questa presenza massiccia di giovani e di scuole del Meridione – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – dà conforto alle nostre richieste di conferire maggiori mezzi agli istituti collocati da Roma in giù. Sapere che pure in una oggettiva condizione territoriale di svantaggio tanti ragazzi riescono a formarsi al meglio e a svettare a livello nazionale, significa che ci sono ottimi presupposti per operare positivamente in campo formativo”.

Nessuna discriminazione territoriale tra i docenti

Ma non solo. Prosegue infatti Pacifico: “Ma significa anche che gli insegnanti del Sud vanno considerati alla stregua degli altri docenti, che operano in Regioni meno difficil. Vanno solo messi nelle reali condizioni di operare nel migliore dei modi, offrendo loro strutture scolastiche e strumenti didattici adeguati. Però anche assegnando alle scuole meno fortunate un numero adeguato di lavoratori, non solo tenendo conto dei freddi numeri dei frequentanti. Ma anche di altri fattori probabilmente ancora più pregnanti e decisivi per comprendere sino in fondo – conclude Pacifico – quali sono le azioni di intraprendere”.

(LaPresse)

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