Luminarie, il surreale dibattito sul ‘bello’

De gustibus non est disputandum, e se da anni fior fior di geni e visionari, dagli artisti ai filosofi, si interrogano su cosa sia il bello, la perfetta sintesi della locuzione latina è messa in discussione solo dal più amichevole ipse dixit “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Resta quindi sempre un po’ pretestuoso spostare il dibattito pubblico nel merito di una definizione di “bello” anziché “funzionale”, “utile” o “corretto” ed è quello che sta accadendo a Napoli con le luminarie natalizie che già di per sé erano destinate a destare curiosità tra il popolo in quanto ineditamente arrivate in anticipo per non farsi trovare, una volta tanto, impreparati al periodo di festa. Pletore di intellettuali e acuti osservatori hanno emesso l’impietoso verdetto: non sono all’altezza di questa città.
Che questa opinione sia tale e basta, e addirittura tutelata dal ventunesimo articolo della nostra Carta costituzionale, starebbe anche bene. Ma, chiaramente, nell’epoca del social dove chiunque può dire qualcosa e diventare virale, questa situazione è trascesa al punto tale da mobilitare le telecamere per un orsacchiotto sulla luna installato a Piazza Nazionale (dove solo Dio e nemmeno qualche amministratore disattento sa quanto sia importante accendere una luce di sera) che fotografato da una particolare prospettiva sembrerebbe un fallo.
Mentre ciò accadeva e il dibattito appassionava l’intelligencia viva di questa città, scomodando finanche i De Giovanni e le Perrella della situazione, l’ennesimo raid a colpi di pistola veniva reso noto con un morto a Fuorigrotta. Ne leggevo notizia mentre guardavo l’ennesimo albero miseramente finito sul selciato al Vomero, mentre scendevo a piedi verso il Petraio con la metropolitana che anche in quel momento limitava la sua attività a Dante.
Ecco, la metropolitana. La stazione più bella del mondo, Toledo, ancora una volta interdetta. Il de gustibus anche in questo caso non vale per una città schiava delle sue stesse contraddizioni, che autoproclama la fermata sovente negata nelle ore più amate dai pendolari come primatista in una gara che in pratica non esiste. Basterebbe guardare alla stazione di Burjuman a Dubai per scoprire che esiste qualcosa di molto simile e altrettanto bello, senza scomodare delle “istituzioni” in tal senso come la Komsomolskaya di Mosca (sembra di andare al Teatro anziché andare alla banchina), la T-Centralen di Stoccolma o la Fomosa Bolevard a Taiwan.
Dando prova di incredibile autoreferenzialità ancora una volta, invece, dopo esserci auto conferiti primati come quello del caffè migliore dell’universo, della fermata del bus più bella del mondo – quella di Posillipo dove chi prende il 140 hai voglia di aver tempo per ammirare il panorama – e della stazione sopra citata, ora possiamo sinceramente sentenziare che le luminarie della Camera di Commercio non sono meritevoli della nostra città, arrivando a sentire cose del tipo “meglio stare al buio”. De gustibus non est disputandum, come accade con i tanti viaggiatori di passaggio a Piazza Garibaldi che quel babbo Natale gigante – che ha fatto urlare alla lesa maestà in Piazza Municipio – lo trovano così simpatico da farsi un selfie. Forse va bene quindi vivere in futuro nella nostra presunzione, difendendo le nostre antiche tradizioni come il ritardo atavico nell’installazione, la conseguente polemica Commercianti contro Comune e il sempre suggestivo rito del furto dell’Albero in galleria Umberto, restando fedeli a noi stessi e convinti che vada tutto bene così.

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