Ucraina: Cremlino favorevole a mediazione Vaticano, ma Mosca critica parole su buriati e ceceni

Foto AP / Mary Altaffer In foto Sergey Lavrov

Le parole di papa Francesco sulla situazione in Ucraina hanno da un lato spinto il Cremlino a dirsi “favorevole” ad una possibile mediazione del Vaticano e, dall’altro, hanno provocato la piccata reazione di Mosca per le valutazioni del Pontefice su buriati e ceceni impegnati nella guerra contro Kiev. Papa Francesco, intervistato dalla rivista dei gesuiti statunitensi ‘America Magazine’, ha spiegato di aver contattato l’ambasciata russa ad inizio del conflitto, per chiedere di riferire a Putin la propria disponibilità a viaggiare a condizione di una “finestra per negoziare”.

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov “ha risposto con una lettera molto gentile, dalla quale ho capito che al momento non era necessario”, ha spiegato papa Francesco. Il Cremlino, tramite il portavoce Dmitry Peskov, ha fatto sapere di accogliere “con favore” la possibile mediazione del Vaticano, anche se “per la posizione di Kiev”, al momento le mediazioni non possono andare a buon fine. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha invece puntato il dito contro il Papa, colpevole, a suo giudizio di aver definito nell’intervista i ceceni e i buriati come “la parte più crudele delle truppe russe in Ucraina”. Queste affermazioni, secondo Zakharova “dimostrano non solo russofobia, ma anche un’oltraggiosa perversione della verità”.

Reazione simile da parte del governatore della Buriazia, Alexey Tsydenov, secondo cui “ascoltare una valutazione del capo della Chiesa cattolica sulla crudeltà di nazionalità specifiche – vale a dire buriati e ceceni, che proteggono la popolazione civile – è quantomeno strano”. Intanto la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) ha comunicato di aver appreso dell’arresto di due sacerdoti che prestavano servizio nella città portuale di Berdyansk, nel Donetsk, nella zona occupata dai russi in Ucraina.

Secondo un comunicato ufficiale inviato ad Acs a firma di mons. Stepan Meniok, vescovo dell’Esarcato di Donetsk, della Chiesa greco-cattolica ucraina, la detenzione è “infondata e illegale”. Padre Ivan Levitskyi, parroco della chiesa della natività della Vergine Maria nella città di Berdyansk, e Padre Bohdan Heleta, cappellano della stessa chiesa, sarebbero stati incarcerati in un centro di custodia cautelare a Berdyansk dall’amministrazione filo-russa con l’accusa di aver preparato un atto terroristico. La Russia ha poi smentito di voler lasciare la centrale nucleare di Zaporizhzhia, incolpando l’intelligence di Kiev per la diffusione di “false notizie”.

Da Kiev è arrivata la comunicazione, da parte dello Stato maggiore, che ai dipendenti della centrale che non hanno firmato un contratto con Rosatom, l’operatore nucleare russo che controlla l’impianto ucraino dopo l’occupazione dello scorso marzo, è stato vietato l’ingresso all’impianto. Proseguono i problemi energetici e l’approvigionamento di acqua potabile in varie regioni dell’Ucraina, compresa la regione di Kiev in cui il 40% dei residenti è senza elettricità, a causa degli attacchi russi.

Attacchi che potrebbero intensificarsi nelle prossime ore, secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che a Kiev ha incontrato i ministri degli Esteri dei Paesi Baltici e Scandinavi. Anche secondo il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, “bisogna prepararsi” a possibili nuovi attacchi da parte delle truppe russe. Stoltenberg ha ribadito “l’impegno a fianco dell’Ucraina”, sottolineando che un’eventuale vittoria di Putin sarebbe “una tragedia” non solo per il popolo ucraino e un “messaggio pericoloso” per tutto il mondo.(LaPresse)

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