Decreto Caivano: carcere per chi non manda i figli a scuola

NAPOLI – La Camera dei deputati ha confermato al Governo la fiducia posta sul decreto Caivano. I voti a favore sono stati 193, i contrari 121, gli astenuti sono stati 5. Il decreto aveva già incassato il via libera dal Senato lo scorso 27 ottobre. E’ previsto per oggi il voto finale di Montecitorio sul decreto. Il provvedimento nasce per porre un freno al degrado e alla criminalità giovanile nel comune di Caivano. E’ prevista la figura del commissario straordinario con il compito di predisporre un piano per riqualificare territorio e infrastrutture. Il commissario, che avrà risorse fino a 30 milioni, può avvalersi del supporto di Invitalia e avere una sua struttura di sostegno per 1 anno (prorogabile di un altro). Il Ministero dell’Università finanzia progetti per costruire o rigenerare edifici e spazi nel Comune da destinare ad attività educative e formative. Gli interventi saranno finanziati con il Fondo speciale per la ricerca (Fisr) per 5 milioni di euro nel 2024.

Quanto alla sicurezza, si autorizza il Comune ad assumere a tempo indeterminato 15 agenti di polizia locale per garantire più controllo del territorio. Molto evidenziate dal Governo le pene più severe per chi non manda i figli a scuola. Per le assenze ingiustificate del minore, si prevede anche la reclusione fino a 1 anno. La mancata regolare frequenza a scuola preclude alla famiglia l’accesso all’assegno di inclusione. Le scuole statali di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia possono attivare incarichi temporanei di personale Ata per contrastare la dispersione scolastica e sostenere gli studenti.
Previsto anche il potenziamento dei Daspo: le pene per queste misure di prevenzione aumentano e si estendono a minori che hanno già compiuto 14 anni. Scatta la reclusione da 1 a 3 anni (era da 6 mesi a 2 anni) e la multa da 10.000 a 24.000 euro (era da 8.000 a 20.000 euro). E si amplia l’ambito di applicazione della misura del divieto di accesso a tutti i luoghi di spaccio.
Aumentano anche le pene per il porto abusivo d’armi e per reati di lieve entità relativi alla produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti (da 4 a 5 anni).

Per reati gravi come mafia e terrorismo può scattare la decadenza della potestà genitoriale.
L’uso di cellulare e pc è vietato ai giovani responsabili di violenze tra i 14 e i 18 anni, ma in caso di condotte più gravi anche per quelli tra i 12 e i 14. Sarà più facile per i minorenni finire in carcere. Soprattutto se c’è il pericolo di fuga. Ma si prevede anche un percorso di reinserimento e rieducazione del minore. Si amplia la platea dei reati per i quali può essere disposta la custodia cautelare. I detenuti che abbiano compiuto i 21 o i 18 anni e che hanno atteggiamenti considerati violenti possono essere trasferiti in carceri per adulti.
Quanto all’istruzione, si autorizza un ulteriore piano per asili nido per l’incremento dei posti nella fascia di età 0-2 anni. Ci sono norme per favorire l’alfabetizzazione digitale e mediatica a tutela dei minori e campagne informative.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Don Patriciello: qualcosa di bello sta succedendo

NAPOLI (r.c.) – “Se stiamo dando fastidio ai camorristi vuol dire che qualcosa di buono si sta facendo”. Lo ha detto don Maurizio Patriciello, parlando nel corso dell’incontro con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che si è svolto nella parrocchia di San Paolo Apostolo, al Parco verde. “Tutti si sono accorti che qualcosa di bello sta succedendo – ha aggiunto – non abbiamo mai visto tanta polizia al Parco verde e questo è un motivo di gioia per le persone oneste”. Don Patriciello si è chiesto poi, in maniera retorica, se questo possa bastare. “Saremmo ingenui se rispondessimo di sì – ha detto – è chiaro che insieme alla repressione c’è bisogno della cultura e quindi della scuola”.

Caivano “era l’emergenza delle emergenze, il presidente Meloni e tutto il Governo stanno lavorando per farne un esempio di rinascita”. Sono le parole, affidate ai canali social, del ministro Ciriani, a margine della visita. “Oggi, nel giorno in cui la Camera vota la fiducia al decreto, sono stato a Caivano per ringraziare chi come don Patriciello e la preside Carfora non si è mai arreso, ha continuato a combattere per dare una speranza ai cittadini. Ho ribadito loro che lo Stato c’è, che il Governo combatte al loro fianco. Siamo con tutti i cittadini onesti di Caivano perché il loro futuro è il nostro futuro e non permetteremo più che in Italia esistano zone franche”, ha concluso Ciriani. La visita del ministro è iniziata intorno alle 10.30 con l’incontro con don Patriciello. E non a caso. “La scintilla che ha creato la speranza – ha osservato il ministro – è nata grazie all’appello di don Maurizio. Si può ripartire per dare la speranza ai cittadini onesti che sono la maggioranza. Ma bisogna lavorare tutti insieme”. Il ministro si è quindi recato all’istituto superiore ‘Morano’, poi nella sede del commissario di Governo e, infine, al centro sportivo Delphinia. “La premier Meloni – ha detto – ci ha chiesto di continuare a stare qui, a garantire la nostra presenza fisica accanto alla gente di Caivano e a non abbandonarla”.

“Volevo conoscere don Maurizio, la preside della scuola Morano e gli operatori delle forze dell’ordine – ha sottolineato il ministro – Ci tenevo a stringere loro la mano e complimentarmi con loro per quanto stanno facendo. Nessuno da solo può risolvere i problemi, ma bisogna lavorare tutti insieme”. Ciriani, ha detto Sergio Rastrelli, commissario cittadino del partito di Giorgia Meloni a Napoli, “ha avuto modo di verificare personalmente lo stato di avanzamento dello straordinario lavoro di bonifica e di riqualificazione in corso a Caivano. Anche grazie alla forte iniziativa del ministro Ciriani, il Governo è intervenuto con la massima urgenza per fronteggiare una tra le più insostenibili situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile del nostro territorio. Siamo grati al ministro, ed al governo tutto, per aver trasformato un epicentro criminale in un modello di riscatto sociale”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome