Condannato a morte dal clan, sparisce dal rione Monterosa

Rignante nel mirino per una presunta relazione extraconiugale

NAPOLI – Il progetto era chiaro. Le condotte che sono state cristallizzate in un provvedimento dell’autorità giudiziaria, per gli inquirenti erano dirette “in modo non equivoco a cagionare la morte di una persona identificabile in Luigi Rignante, con piena condivisione del movente e delle modalità esecutive”. Gli per quel tentato omicidio sventato sono Antonio Abbinante, alias Coccio e’ Pignata, sospettato di avere il ruolo di mandante perché capo del clan. Raffaele Abbinante jr, Antonio Esposito detto ‘O gelato, figlio di Giovanni Esposito ‘O Muorto e Salvatore Morriale, che avrebbero agito con lo scopo di realizzare la materiale esecuzione. Infine Paolo Ciprio e tale ‘Ginotto’. Già, c’è anche un sesto uomo non ancora identificato, che con Ciprio avrebbe agito con il ruolo di fiancheggiatore. Ciprio avendo fornito un contributo marginale nell’individuazione del luogo dove occultare il cadavere, il secondo per aver contribuito ad individuare il luogo in cui nasconderlo. Un’azione pianificata “nei minimi dettagli” e una sentenza di morte “irrevocabile”.

Ci sono stati i fermi e le misure cautelari. Dopo le manette si è messa in moto la macchina giudiziaria, ma che fine ha fatto il ‘condannato’? Pare che da qualche tempo si sia allontanato dalla zona. Che sia sparito o, quanto meno, che non venga notato in circolazione. Non ha alcuna pendenza sul suo capo, dal punto di vista della giustizia. Ma forse quelle sentenza di morte “irrevocabile” pesa. Avevano pensato a tutto. A chi dovesse procedere all’omicidio (Morriale ed Esposito); al giorno dell’esecuzione, fissato il 16 aprile scorso e poi posticipato; al pretesto grazie al quale gli aspiranti assassini avrebbero attirato la vittima designata alla quale sarebbe stato fatto credere di dover andare insieme “a parlare con la signora”, convincendo Rignante a salire in auto con loro per condurlo invece sul luogo dell’esecuzione. Avevano pensato al luogo presso il quale condurre la vittima, a bordo dell’auto, una radura nei pressi di via Cinque Cercale nella zona di Marano; alle concrete modalità dell’omicidio stesso. Sarebbe stato ucciso di sorpresa, mentre scendeva dall’auto, con un unico colpo alla testa. Ed avevano pensato anche alle concrete modalità di occultamento definitivo del cadavere, da sotterrare in una capace fossa opportunamente scavata in anticipo nella radura di via Cinque Cercole, tanto che si erano procurati i mezzi necessari: dalle vanghe a un telo per nascondere provvisoriamente la fossa. Avevano pianificato persino le modalità di distruzione dell’autoveicolo usato per trasportare la vittima sul luogo dell’esecuzione per cancellare le tracce dell’omicidio. Un omicidio che non si è verificato per il tempestivo intervento della Polizia giudiziaria ha proceduto a una perquisizione nelle ore immediatamente precedenti all’esecuzione.

Il 30 marzo 2021 Raffaele Abbinante a bordo di un’auto intercettata si recò a Marano, in via San Marco. Lì prese a bordo “Ginotto”, il sesto uomo, insieme al quale si diresse in zone impervie e poco frequentate. I due parlavano a bassissima voce eludendo di fatto ogni captazione delle cimici. Alle 17:20 sostò il veicolo ai piedi del bosco di Faragnano e lì continuò a disquisire con ‘Ginotto’ a bassa voce, tanto da rendere non comprensibili le parole. Lì la polizia giudiziaria riuscì ad ascoltare la voce di “Ginotto” che rassicurava Abbinante circa l’assenza di persone nella zona in quanto, sebbene ai suoi occhi si presentava l’imponente presenza di una malandata struttura alberghiera, a suo avviso era ormai in completo disuso. Adesso il lavoro investigativo è teso ad identificare Ginotto.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome