Due operai licenziati da Fca Pomigliano salgono sul campanile del Carmine: “Per noi niente Reddito. Di Maio non mantiene le promesse”

Un'azione dimostrativa, di protesta, che si aggiunge alle lamentele e critiche di questi giorni contro la misura fortemente voluta da Luigi Di Maio

NAPOLI – Gli operai licenziati dello stabilimento della Fiat di Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, scendono in piazza. O meglio, salgono sulla chiesa per protestare contro il governo Lega-5 Stelle. Motivo? Loro, licenziati, non hanno diritto al Reddito di cittadinanza. Esposto un grande e lungo striscione: “Per i licenziati di Fca il Reddito non c’è“. Un’azione dimostrativa, di protesta, che si aggiunge alle lamentele e critiche di questi giorni contro la misura fortemente voluta da Luigi Di Maio.

Il Reddito “esclude tanti operai che hanno perso il posto”

Due dei cinque licenziati della Fca di Pomigliano dalla tre del mattino sono sul tetto del campanile della chiesa del Carmine di Napoli. La protesta è indirizzata contro la legge sul Reddito: “Esclude tanti operai che in questi anni hanno perso il loro lavoro a causa di chiusure, delocalizzazioni e licenziamenti. Per loro non c’è Reddito“. Afferma Mimmo Mignano, uno dei due operai che ha messo in piedi la dimostrazione: “Una legge pensata per i poveri che non aiuta chi è povero che senso ha? Rdc per i licenziati non c’e“.

Le ragioni della protesta: “Noi senza lavoro e senza Reddito di cittadinanza”

In un lungo comunicato i 5 licenziati di Pomigliano sottolineano: “Licenziati nel 2014 per motivi politici. Ci siamo permessi di criticare l’allora amministratore delegato per le morti per suicidio dei nostri compagni del polo logistico di Nola, un reparto confino dove erano stati trasferiti tutti i sindacalizzati e quelli che, anni sulle linee di montaggio, avevano logorato nel fisico e nella mente, rendendoli improduttivi. Dopo anni di cause legali, a giugno del 2018 la corte di cassazione ha confermato il nostro licenziamento per non aver rispettato ‘l’obbligo di fedelta” nei confronti dell’azienda. Il nostro caso verrà discusso alla corte europea dei diritti umani perchè i giudici di Strasburgo hanno reputato valido il nostro ricorso. Ma noi siamo senza lavoro e senza reddito”.

La protesta contro Di Maio: “Promesse disattese”

La protesta va mirata contro i 5 Stelle e la misura a firma Di Maio: “Molti politici hanno manifestato la loro solidarietà nei nostri confronti. Compreso il ministro Di Maio, che venne a trovare uno di noi in ospedale dopo una manifestazione dopo la sentenza della corte di cassazione davanti casa sua a Pomigliano. Tante promesse, ma nessuna si è avverata. Oggi siamo nell’assurda situazione che neanche il ‘reddito di cittadinanza’ ci viene concesso perchè per i soldi percepiti nel 2018, e che la Fiat vuole indietro, non abbiamo i requisiti per ottenerlo. La nostra situazione è simile a molti operai che in questi anni hanno perso il lavoro per licenziamenti politici“. Al di là del merito della questione, la dimostrazione mette il governo di fronte la realtà. E non c’è slogan che regga.

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