Green pass: sindacati critici sul piano controlli. Viminale: “Soluzione arruffata”

"Una soluzione arruffata" che rischia di "diventare una farsa imbarazzante" con una ricaduta "sulle spalle dei lavoratori del trasporto locale e sugli utenti".

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

ROMA– “Una soluzione arruffata” che rischia di “diventare una farsa imbarazzante” con una ricaduta “sulle spalle dei lavoratori del trasporto locale e sugli utenti”. Queste le reazioni dei sindacati dei trasporti e delle forze dell’ordine all’indomani delle indicazioni disposte dal Viminale al termine dell’incontro tra la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese con i venti prefetti per la messa a punto del piano strategico sui controlli delle misure anti-Covid, come previsto dal decreto legge che ha introdotto il ‘super Green pass’ dal 6 dicembre al 15 gennaio.

Un incontro in cui “non si è deciso un bel niente”, tuona Claudio Di Francesco di Uil Trasporti. “Cosa succederà il 6 dicembre? Ci sarà qualche controllo a campione, immortalato da una foto, salvo poi tornare alla situazione di prima in una settimana”, commenta. E rilancia: “Questa è stata solo un’operazione ‘spot’. Nella pratica è infattibile”.

La pratica, secondo quanto predisposto dal Viminale, dovrebbe essere messa a punto dai prefetti “con modalità condivise con le aziende di servizio”. Le aziende, dal canto loro, si dicono a disposizione del prefetto purché si indichino chiaramente le regole di ingaggio e come si intende organizzare il lavoro. Intanto, a Roma sono state fornite le mappe delle aree di maggiore afflusso di persone in modo tale da predisporre controlli (necessariamente a campione, altrimenti infattibili) da parte del loro personale affiancato dalle forze dell’ordine per il controllo dei documenti di identità unitamente al Green pass.

“Ci utilizzano per qualunque cosa. Noi siamo militari e ubbidiamo”, è il commento di Antonio Nicolosi, segretario generale del sindacato dell’Arma dei carabinieri. “Ma manca il personale – ribadisce – e pensare che a dicembre, mese in cui aumentano in modo esponenziale i furti, i carabinieri debbano essere impiegati a bordo di autobus e metro per il controllo del Green pass ci lascia perplessi”, prosegue Nicolosi che sottolinea: “Da parte del governo c’è confusione, sicuramente dovuta alla situazione di emergenza. Non credo si troverà la quadra”.

Linea condivisa anche da Stefano Paoloni, segretario del Sindacato autonomo di polizia: “E’ il principio della coperta corta. Se si desidera incentivare i controlli sul possesso del Green pass su mezzi pubblici e luoghi affollati – chiede Paoloni – si indichi anche a quali altri servizi si deve derogare: controllo del territorio, contrasto all’immigrazione, indagini di polizia giudiziaria?”.

“Il governo deve assumersi la responsabilità di fare qualcosa di concreto”, è il monito di Vincenzo Multari, segretario Fast-Slm Confsal. “Se le forze dell’ordine non hanno un organico sufficiente per il controllo del Green pass, allora bisogna creare figure ex novo – occupandosi di stipendiarle – oppure finanziare le aziende di trasporto affinché implementino l’organico”, prosegue. Insomma, “servono programmazioni strutturali” ma, ad ogni modo, “è impossibile fare tutto questo in una settimana”.

Nel frattempo, il Viminale ha confermato che si svolgerà presto una nuova riunione con i prefetti per un’ulteriore valutazione dei piani da attuare. “Il buonsenso deve guidare anche questa fase della gestione della pandemia”, è il commento del sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, che avverte: “non è il caso di dividere il mondo tra guardie e ladri perché anche in questa battaglia siamo tutti dalla stessa parte”.

di Giusi Brega

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