La cometa di Dibiasky

Non c’è verso, non c’è spiegazione che tenga – per quanto resa accessibile ed associata ai fenomeni registrati e verificati – per quelli che rifiutano la terapia genica, cosiddetta vaccino. Nel mondo digitale quanti, dall’alto di un’opinione elaborata senza costrutto scientifico, si professano in disaccordo con quelli che, all’opposto, si affidano alla scienza, ne diventano, poi, anche nemici. Non c’è più spazio alcuno perché ci sia reciproca attenzione e collaborazione nel corpo sociale. A quanto pare il muro dell’incomunicabilità resta ben saldo tra gli appartenenti alla comunità formatasi ed informatasi sui social network e quelli che, più modestamente e correttamente, si informano attraverso lo studio e l’apprendimento canonico, nelle università e nei laboratori di ricerca. Ci avviamo a vivere senza alcun sentimento di solidarietà sociale anche innanzi ad incipienti catastrofi come nella pandemia di Covid. Non c’è alcunché che possa realizzare una coesistenza. Ciascuno coltiva la propria idea, indipendente dalla verifica delle fonti, dalla valutazione dell’attendibilità degli assunti teorici. E poiché non ha alcuna intenzione di essere convinto né di cambiare opinione, ci si trincera in una sfera di inaccessibile astiosità verso gli altri. Inutile dire che gli “altri” sono indotti a fare altrettanto innanzi ad un’ecatombe che miete oltre trecento vittime al giorno. Mai avremmo pensato che quel che si era creato sul piano dell’opinione politica, con la farlocca rivoluzione grillina, gli assunti moralistici, gli odiatori sociali, i giudizi sommari ed offensivi verso tutti coloro i quali si erano cimentati in politica e ritenuti degli inetti malfattori, potesse ripetersi anche sul piano sanitario e scientifico. Anzi peggio, se si considera che le diverse opinioni sono legittime sul piano dell’analisi e del confronto sociale e politico, ancorché quelle pentastellate avessero uno stampo giacobino e come tale irricevibile, nel mentre l’opinabilità e la democrazia la si vorrebbe traslare anche sul piano della scienza. La diversità delle opinioni è il sale della democrazia, ma non è una condizione esportabile in altri ambiti della vita come la scienza che, in quanto basata sulla verità scientifica e sulla prassi epistemiologica della verifica del vero, non si presta ad essere democratica ma assoluta. Nel campo scientifico le opinioni non contano se non sono suffragate da prove di conferma e di evidenza clinica, la democrazia non serve allo scopo della scienza. Nei domini della scienza la verità è conclamata non dalla quantità delle condivisioni e delle opinioni su una determinata “idea”, ma dalla verifica della qualità e dell’attendibilità dell’evento ipotizzato. Tuttavia si sta formando una società digitale che, favorendo la diretta e capillare acquisizione di una massa di informazioni, illude le persone che possano acquisire e formare, motu proprio, una conoscenza ed un’esperienza da poter consentire loro di contestare ed opinare tutto quello che appartiene allo scibile umano. Una sbrigativa e sommaria idea che, seminata nel campo arido dell’ignoranza, produce una rigogliosa messe di (in)competenze. Una fetta, insomma, di società si avvia, attraverso la potenzialità della rete social, a credere fermamente di potersi confrontare con gli scienziati senza alcuna remora ed alcun requisito se non quello di ripetere ciò che ritiene essere una verità acquisita vagliando le informazioni che riceve attraverso il web! Una presunzione che, oltre ad avere aspetti grotteschi, ha anche risvolti tragici laddove la supponenza derivante dalla presunta competenza diventa sorda e cieca, non riuscendo a percepire la realtà delle cose. Si opina e si contesta nel mentre un’epidemia sconvolge il mondo, uccide milioni di persone, sconvolge le nostre esistenze, annichilisce i commerci e destabilizza le economie delle nazioni. Per quanto vasto il pericolo e terribile la realtà, la bolla digitale offre riparo e sicurezza a coloro che, pur non avendo concrete ed efficaci soluzioni alternative, denegano senza battere ciglio la validità delle armi con le quali combattere il morbo ferale. Nasce e si alimenta in parallelo, la cultura del complotto e della metafisica esistenziale di un disegno plutocratico e tiranno coltivato da fantomatiche entità che vogliono schiavizzare i popoli del mondo. Nasce allora la necessità che tutti i webnauti si leghino e formino una consorteria di resistenti al dominio del male perpetrato attraverso la scienza. Insomma, si ripropone nella realtà quello è stato raccontato nel film “Don’t look up” con Leonardo Di Caprio, nel quale un’immaginaria cometa detta di Dibiasky, dal nome della sua scopritrice, si sta per schiantare sulla Terra. La cometa c’è, il pericolo è concreto ed esiste ma l’umanità, sacrificata (nel caso del film) a squallidi interessi commerciali, è invitata a…non guardare in alto. Speriamo, nel nostro caso, che almeno la… cometa Covid illumini questa umanità disunita!

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