Mondiali 2026: mercoledì la scelta della sede

Due le candidature rimaste in piedi: da un lato il Marocco, dall'altro lato il 'trio' formato da Stati Uniti, Canada e Messico

Gianni Infantino presidente della Fifa
© AFP-LaPresse

ZURIGO – Giovedì prenderà il via il Mondiale in Russia, ma mercoledì la Fifa prenderà una decisione molto importante. Infatti il Consiglio della Fifa si incontrerà e tra i temi all’ordine del giorno c’è anche la votazione per individuare la sede dei Mondiali in programma nel 2026 (nel 2022 si disputeranno in Qatar).

Due le candidature

Quello del 2026 sarà il primo Mondiale a 48 squadre, così come voluto dal presidente della Fifa Gianni Infantino che, anzi, avrebbe voluto anticipare l’allargamento delle squadre partecipanti al Mondiali. Due sono le candidature rimaste in piedi dopo ‘scremature’ e ‘ritiri’: da un lato c’è il Marocco, dall’altro lato il ‘trio’ formato da Stati Uniti, Canada e Messico.

Gli africani danno meno garanzie

Tra le due candidature appare più forte quella nordamericana. E non solo per la forza economica dei Paesi impegnati. Infatti va anche considerato che gli Stati Uniti hanno ospitato il Mondiale del 1994, mentre il Messico ne ha addirittura organizzati due: 1970 e 1986. Questo per la Fifa rappresenta comunque una base solida di certezze sulla bontà dell’organizzazione. Di contro c’è il Marocco, che addirittura è alla quinta candidatura per ospitare i campioni del mondo: ci ha già provato nel 1994, nel 1998, nel 2006 e nel 2010. L’inesperienza africana potrebbe contare, e non poco, al momento del voto sebbene la kermesse ospitata nel 2010 dal Sudafrica è ritenuta positiva dalla Fifa.

Ipotesi rinvio

La votazione però avverrà solo se sarà raggiunto il quorum. Cosa tutt’altro che scontata e che potrebbe riaprire i giochi. Infatti nel caso in cui le due candidature non dovessero trovare il favore dei componenti del Congresso, la Fifa inviterà tutte le Federazioni calcistiche affiliate, eccezion fatta per le quattro già in gara, a presentare una propria candidatura. In questo caso la decisione finale del Congresso slitterebbe di un anno.

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