Pil, nuova doccia fredda sull’Italia: Fitch vede la crescita allo 0,3%

Tutta l'Eurozona è in fase calante

MILANO – Nuova doccia fredda sulle speranze di ripresa dell’economia italiana. Anche Fitch ha infatti rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil per il 2019 fissandole allo 0,3%. A parziale consolazione l’agenzia di rating riconosce che il rallentamento si va diffondendo in tutta l’Eurozona. Dove nel 2019, secondo Fitch, il Pil si fermerà all’1%, in netta frenata rispetto all’1,7% stimato solo a dicembre. A contribuire al rallentamento anche la vistosa gelata della locomotiva tedesca dove la crescita del 2019 non supererà l’1%. Sta di fatto che anche per l’agenzia di rating l’Italia resta fanalino di coda.

Tutta l’Eurozona è in fase calante

Dopo le previsioni di inverno diffuse lo scorso 7 febbraio dalla Commissione europea, ormai non passa giorno senza che analisti e istituzioni certifichino un rallentamento delle economie. Fitch sull’Italia è apparsa persino marginalmente più ottimista della Ue. Visto che Bruxelles vede la crescita del 2019 non andare oltre lo 0,2% un livello nettamente più basso anche rispetto all’1% sul quale si è chiuso l’accordo con Bruxelles che a fine 2018 ha evitato a Roma l’apertura di una procedura di infrazione. Va segnalato che in autunno la commissione europea, nelle precedenti previsioni, stimava ancora per Roma una crescita all’1,2%. E anche le altre principali agenzie di rating sono sostanzialmente convergenti nel vedere la crescita italiana nel 2019 al di sotto del mezzo punto percentuale.

In attesa di segnali in arrivo dall’Italia su una possibile inversione di tendenza, si prova già a scrutare il futuro. Per ora il 2020 viene visto in moderata ripresa e la Commissione Ue parla di una possibile crescita dello 0,8%. Passo comunque lento e che Bruxelles lega a numerose variabili. La Commissione continua infatti a parlare di “prospettive caratterizzate da alta incertezza”. Motivo per cui una crescita economica globale più debole del previsto e una maggiore incertezza a livello politico, avverte la Ue “potrebbero portare a un rallentamento più protratto”.

Paolo Tavella (LaPresse)

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