Soffiate dell’intelligence sui blitz e affari immobiliari, un dipendente della Nato spunta nel cerchio magico di Schiavone

CASAL DI PRINCIPE – Non solo imprenditori e affiliati al clan: nel cerchio magico di Nicola Schiavone ‘o russ c’è pure un dipendente della Nato, originario dell’Agro aversano e ora 47enne. A tracciare la sua figura è stata l’indagine, coordinata dal pubblico ministero Graziella Arlomede, che lo scorso novembre ha riportato ‘o russ in cella. Monitorando gli spostamenti e ascoltando le conversazioni di Schiavone, gli agenti della Dia di Napoli hanno documentato il suo legame con il 47enne.

Uno dei primi contatti tra i due risale a settembre 2019 (Schiavone aveva da poco ottenuto i domiciliari – dopo aver trascorso quasi 9 anni in prigione). In quell’occasione, il dipendente della Nato propone a ‘o russ una compravendita immobiliare: c’era l’opportunità di acquistare una casa nel quartiere Vomero, dal valore commerciale di 750mila euro, per mezzo milione.

Durante la conversazione, discutono anche di un toscano che aveva ricevuto 3 milioni di euro da alcuni soggetti, tra cui collaboratori di giustizia, per investirli, ma non aveva restituito parte del capitale. Sempre nel corso di quella chiacchierata, ascoltata dalla Dia, emerge che il 47enne aveva appreso da un presunto appartenente all’intelligence che presto ci sarebbe stato un blitz nei confronti di imprenditori di Casal di Principe

Un altro contatto tra i due risale a gennaio 2020: dopo i convenevoli, il dipendente Nato riferisce a Schiavone di alcuni ganci che aveva nei Comuni di Torre del Greco e Crispano. E ‘o russ, alla perenne ricerca di persone in grado di favorire le sue nuove ditte nell’assegnazione di appalti pubblici, chiede di presentargli quei contatti che aveva presso quelle amministrazioni.I due si sono nuovamente visti il 7 maggio del 2020, e durante questo incontro, il 47enne racconta dei suoi trascorsi come intermediario per cambiare assegni per conto di Alessandro Cirillo, noto come ‘o sergente, affiliato ai bidognetti e componente dell’ala stragistsa che aveva guidato il killer Giuseppe Setola. Inoltre, rivela di possedere una pistola di marca ‘Walther’, ricevuta da un gruppo di albanesi residenti a Sperlonga. L’indagine che ha messo cautelaremente in cella Schiavone non ha determinato conseguenze giudiziarie per il 47enne, ma la sua figura ha comunque richiamato l’attenzione della Dia e dimostra la capillarità (ed eterogeneità) dei contatti che aveva (ha) ‘o russ. Logicamente la Nato è estranea rispetto ad eventuali illeciti che il suo dipendente, con la frequentazione del casalese, avrebbe potuto commettere.

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