Napoli, preso narcos del clan Giuliano

Forcella. Per l’accusa il 73enne distribuiva cocaina tra i venditori e si occupava di recuperare i proventi per la cosca. I Mazzarella tentarono di ucciderlo: fu ferito in un agguato alle Case nuove

NAPOLI – Continuano le ordinanze a orologeria dopo le sentenze rese definitive dalla Cassazione che riguardano la maxi inchiesta che fu battezzata ‘Piazza Pulita’. Nel pomeriggio di venerdì gli agenti del commissariato Vicaria-Mercato hanno arrestato Giovanni D’Alpino ‘o Palumbo, 73enne, in esecuzione del provvedimento di pene concorrenti emesso lo scorso 22 luglio dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli – Ufficio Esecuzioni Penali. Secondo quanto stabilito dall’autorità giudiziaria, D’Alpino dovrà scontare 9 anni e 4 mesi di reclusione per associazione di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope aggravata dal metodo mafioso. Reati commessi a Napoli tra il 1986 e il 2000.

Giovanni D’Alpino detto ‘o Palummo, nel quadro accusatorio dell’inchiesta ‘Piazza Pulita’ aveva il compito di vendere cocaina, nonché quello di distribuire, nell’interesse del clan Giuliano, la cocaina tra i venditori e di riscuotere presso gli stessi venditori i soldi relativi alle vendite. Il nome di D’Alpino compariva nell’elenco delle centinaia di persone arrestate con l’ordinanza di custodia cautelare contro i clan Mazzarella e Giuliano nel marzo del 2007. Imponenti i numeri dell’operazione: quasi duecento persone arrestate dopo tre anni di indagini e mille agenti impegnati per raccogliere informazioni sulle due cosche. Ventotto furono le donne in manette: per gli investigatori, erano addette alla vendita e al trasporto dello stupefacente. In carcere finirono intere famiglie.

Gli uomini gestivano l’acquisto e l’importazione della cocaina, soprattutto dalla Spagna e dall’Olanda. I proventi della vendita di droga, insieme al denaro derivante da altre attività illecite (estorsioni, Toto e Lotto nero) confluivano in una cassa comune: cinquantamila euro al mese. Decisive per l’operazione Piazza Pulita le rivelazioni dei collaboratori di giustizia. L’indagine passò in rassegna le attività dei clan operanti soprattutto nel centro antico di Napoli e dediti allo spaccio di droga, soprattutto cocaina e hashish. Dopo il pentimento di diversi esponenti di primo piano del clan Giuliano, le attività criminali nel territorio furono gestite dalla cosca capeggiata dai Mazzarella. Da quel momento il vecchio clan Giuliano cominciò a perdere porzioni di territorio, fino quasi a scomparire.

Una lunga dinastia quella dei Giuliano. Il clan si adoperò per annientare Cutolo nella prima metà degli anni Ottanta, quando si inserì stabilmente nell’organizzazione detta Nuova Famiglia, creata con il solo intento di distruggere il boss di Ottaviano. Poi le guerre negli anni Novanta e i numerosi pentimenti hanno destrutturato la cosca. Le esecuzioni di pena d Piazza Pulita sono l’ultimo atto di quell’inchiesta. Prima di D’Alpino altri soggetti erano finiti in manette come Luigi Prisco, 66enne. I Falchi lo notarono accertando che era destinatario di un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso il 26 maggio scorso dalla Procura generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Napoli – Ufficio Esecuzioni Penali – poiché condannato alla pena di 18 anni e 6 mesi di reclusione per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti commessa nel 2000 a Napoli.

Secondo la ricostruzione Prisco, detto ‘O cchi cchi, era addetto alla “sistematica vendita di eroina e cocaina” e fornitore dei componenti del clan Giuliano. Prima di lui, era finito in manette per il definitivo di pena Ciccio ‘a Carogna, ovvero Ciro De Tommaso, anche lui coinvolto nella più grande retata degli ultimi 20 anni. Il gruppo De Tommaso, dopo quel blitz, ha avuto una sua evoluzione negli anni, sempre legata al traffico di droga. Nel 2016 alcuni componenti della famiglia finirono in manette per narcotraffico con l’Olanda. Le indagini, particolarmente complesse, permisero di scoprire l’esistenza di diversi gruppi criminali che operavano nel settore degli stupefacenti.

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