A. Mittal, i sindacati chiedono lo stop alle procedure di avvio della Cigo

L'intenzione di procedere con la misura è stata comunicata dall'azienda lo scorso 5 giugno, con la precisazione che si sarebbe comunque trattato di un provvedimento temporaneo

Foto Renato Ingenito/LaPresse

MILANO – Duro comunicato dei sindacati, che chiedono ad ArcelorMittal di bloccare le procedure per l’avvio della Cigo nell’ex stabilimento Ilva di Taranto. In queste ore, scrivono Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm in un comunicato congiunto rivolto all’amministratore delegato e al direttore delle risorse umane dell’impianto, la società “sta comunicando ai lavoratori il numero delle giornate di cassa integrazione richiedendone inoltre la programmazione nel periodo indicato”.

Le richieste dei sindacati

Un atteggiamento che le tre sigle definiscono “irresponsabile”. Ponendo l’accento sul fatto che l’esame congiunto della situazione non è ancora stato ultimato. L’incontro del 25 giugno non ha infatti prodotto “alcun avanzamento”, secondo quanto recita una nota precedente. Tanto è vero che le stesse organizzazioni sindacali hanno chiesto martedì un immediato confronto presso il ministero dello Sviluppo economico. Premettendo che se la convocazione non fosse arrivata in tempi brevi avrebbero provveduto loro stessi a convocare un consiglio di fabbrica unitario presso il Mise.

Il comunicato

“Di fronte a scelte già prese dalla multinazionale”, si legge nell’ultimo comunicato diffuso, i sindacati “non avrebbero nessun motivo di incontrarsi con l’azienda”. Per quanto un nuovo confronto sia fissato per il prossimo 1° luglio. Proprio il giorno in cui la cassa integrazione dovrebbe prendere il via per quasi 1400 lavoratori nel sito di Taranto.

Un provvedimento temporaneo

L’intenzione di procedere con la misura è stata comunicata dall’azienda lo scorso 5 giugno, con la precisazione che si sarebbe comunque trattato di un provvedimento temporaneo. Per fare fronte alle difficili condizioni di un mercato – quello dell’acciaio – che è comunque ciclico. La notizia era in effetti arrivata dopo che in maggio era già stata decisa la riduzione della produzione primaria in Europa. Quella di Taranto, nello specifico, è rallentata da 6 a 5 milioni di tonnellate.

(AWE/LaPresse)

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