Apicella, i soldi per non “cantare”

© Andrea Raso/LaPresse 06/10/2009 Milano
© Andrea Raso/LaPresse 06/10/2009 Milano

NAPOLI – Non solo procaci ragazzette affamate di denaro e lusso. In uno dei filoni del processo noto come Ruby Ter è imputato anche il napoletano Mariano Apicella, il cantore della corte del patron della Arnoldo Mondadori Editore Silvio Berlusconi. Il giudizio pende davanti al tribunale di Roma, I Collegio della II Sezione  presieduto da Annamaria Pazienza.

Il dominus della casa editrice di Segrate è accusato, anche in questo caso, di corruzione in atti giudiziari. Il cantante è invece alla sbarra perché avrebbe mentito nel corso del processo principale, quando è stato ascoltato in qualità di testimone. La vicenda è quella ormai tristemente nota come “Rubygate”. Durante il periodo in cui Berlusconi era presidente del Consiglio, erano molto frequenti le “cene eleganti” presso le sue ville, Villa Certosa, Villa San Martino e Palazzo Grazioli.

Secondo i pm che reggono l’accusa nel processo milanese, Luca Gaglio e Tiziana Siciliano, le sfarzose residenze dell’editore sarebbero state il teatro di un “sistema prostitutivo consolidato”, nel quale quelle che sono state definite come “schiave sessuali a pagamento” e come “odalische” condividevano il letto con l’allora presidente del Consiglio dei Ministri, in cambio di denaro (una “paghetta” di 2.500 euro al mese) e regali costosissimi, tra i quali gioielli, automobili di lusso e persino appartamenti. Qualcosa di “medievale, boccaccesco”.

Quanto alla posizione di Apicella, nel corso dell’ultima udienza romana, che si è tenuta lo scorso 7 luglio, è stato ascoltato in qualità di consulente della difesa il commercialista Gianfranco Santolini.

Quest’ultimo ha parlato di un “compenso” mensile, accordato da Berlusconi al cantante, di circa 3 mila euro, dal 2002 al 2016. Somme a cui vanno aggiunti anche 18mila euro, pagati in tre tranche, per la definizione di una pendenza con l’Agenzia delle Entrate, scaturita da un accertamento fiscale. In tutto, ha spiegato il tecnico, Apicella avrebbe beneficiato di “regali” per circa 600mila euro in 14 anni. La prossima udienza, nel corso della quale il pm dovrebbe formulare la sua requisitoria, è prevista per il prossimo 6 settembre.

La favola del menestrello

Mariano Apicella è conosciuto soprattutto per il suo rapporto con Silvio Berlusconi. Nato a Napoli nel 1962, cantante di professione, prima di incontrare il suo principale sponsor si esibiva in un locale di Abu Dhabi. Berlusconi si è sempre vantato delle sue doti canore, nel ricordare il periodo in cui cantava sulle navi da crociera. Quando conobbe Apicella gli fece sentire le canzoni che aveva scritto in precedenza. Nel 2003 il chitarrista e cantante pubblicò un album intitolato “Meglio ’na canzone”, in cui reinterpretava proprio quei brani. La notorietà acquisita gli ha permesso di partecipare a trasmissioni televisive come l’“Isola dei Famosi”. Fu espulso dopo aver insultato in diretta Cristiano Malgioglio, che aveva chiesto a Valeria Marini di non essere paragonato ad Apicella. “E certo – fu il commento di quest’ultimo –, tu sei ricch… e io no”. La frase, evidentemente riferita all’orientamento sessuale di Malgioglio, sollevò un polverone.

I processi ‘comprati’ tutto in prescrizione

Il Silvio Berlusconi descritto dalle varie Procure impegnate nel processo Ruby Ter è un personaggio decisamente poco incline ad accettare che la giustizia operi con serenità nei suoi confronti. Il patron della Mondadori, secondo i pm, non si sarebbe fatto scrupoli a riempire di regali e denaro i frequentatori (e soprattutto le frequentatrici) delle sue “cene eleganti”, purché queste rendessero dichiarazioni a lui favorevoli nel corso del processo.

Non è la prima volta che nei confronti del Biscione vengono mosse accuse così gravi. Già ai tempi della “Guerra di Segrate”, per l’acquisizione della Arnoldo Mondadori Editore, fu avviato un processo per corruzione in atti giudiziari. Secondo l’accusa un giudice della Corte di Appello di Milano era stato corrotto perché favorisse Berlusconi nell’acquisto della casa editrice, alla quale puntava anche Carlo De Benedetti. Il leader di Forza Italia beneficiò della prescrizione, ma il suo braccio destro Cesare Previti, parlamentare di Forza Italia e avvocato della Fininvest, fu condannato in via definitiva. In sede civile la Fininvest fu condannata a pagare circa 500 milioni di euro alla Cir di De Benedetti per la perdita di opportunità dovuta all’episodio corruttivo. Cadde in prescrizione anche il processo Mills, nel quale il Biscione era accusato di corruzione in atti giudiziari per aver versato 600mila euro all’avvocato inglese. Lo avrebbe fatto per indurlo a rendere false dichiarazioni nel processi All Iberian e Gdf. In un altro caso, anche questo finito in prescrizione, Berlusconi veniva accusato di aver messo mano al portafogli anche per “acquistare” il senatore Sergio De Gregorio. Per una volta era stato accusato non di aver comprato giudici o testimoni, ma addirittura chi le leggi le propone, le discute e le vota.

Alla sbarra le ‘favorite’ di Silvio

Sono diversi i procedimenti penali in corso per la vicenda Ruby Ter.Il 29 aprile del 2016, infatti, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano Laura Marchiondelli ha diviso il procedimento e inviato il fascicolo ai colleghi di Roma, Torino, Pescara, Treviso, Monza e Siena,  competenti per territorio.

A Roma sono imputati Silvio Berlusconi, per l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari e  il cantante Mariano Apicella, per falsa testimonianza. Avviato dal gup Angela Gerardi, il processo vede in veste di rappresentante della pubblica accusa Roberto Felici. Apicella è accusato di aver ottenuto dal patron della Arnoldo Mondadori  Editore circa 157 mila euro in cambio di testimonianze a lui favorevoli nei primi due processi legati al Rubygate. Nel filone milanese del processo (qui l’accusa è retta dal pm Tiziana Siciliano, nel tondo la foto LaPresse/Matteo Corner 16/12/2019 Milano) Berlusconi rischia una condanna a 6 anni di carcere. Coinvolti insieme a lui personaggi più o meno “popolari”. Tra i primi la stessa Karima El Mahroug, nota come ‘Ruby Rubacuori’, insieme al suo ex fidanzato Luca Risso, il giornalista Carlo Rossella, la soubrette Francesca Cipriani e la parlamentare Maria Rosaria Rossi, originaria di Piedimonte Matese, in provincia di Caserta. Quest’ultima è imputata per falsa testimonianza.

Tra gli imputati meno noti le cosiddette Olgettine, le appariscenti, giovani ragazze che usavano frequentare le residenze del Cavaliere (dal nome della strada milanese in cui diverse di loro erano state “sistemate” dal premuroso Biscione).

Nel corso di una recente udienza, il pm ha formulato la sua requisitoria nei confronti di Ioana Amarghiolalei, Lisney Barizonte, Iris Berardi, Concetta De Vivo, Eleonora De Vivo, Aris Espinosa, Barbara Faggioli, Manuela Ferrera, Marianna Ferrera, Marysthell Polanco, Barbara Guerra, Miriam Loddo, Giovanna Rigato, Raissa Skorkina, Alessandra Sorcinelli, Elisa Toti, Silvia Trevaini e Iona Visan. Rispondono di falsa testimonianza anche Simonetta Losi e Giorgio Puricelli. Per Luca Giuliante, ex avvocato di Ruby, sono stati chiesti 4 anni per corruzione in atti giudiziari.

Ad alcune delle udienze hanno fatto la loro comparsa le stesse imputate, in abiti firmatissimi e costosissimi, con borsette e occhiali da sole di lusso, che non hanno tolto nemmeno nei corridoi del tribunale.

Saviano e Ruby, le spine di Segrate

NAPOLI (ads) – Sono diverse le date segnate in rosso sul calendario della Arnoldo Mondadori Editore. Il 6 settembre prossimo ci sarà la requisitoria nei confronti del dominus dell’azienda di Segrate Silvio Berlusconi e di Mariano Apicella per il processo Ruby ter. Ma ci sono anche il 13 e il 20 luglio, il 20 e il 28 settembre e il 5 e il 19 ottobre, quando l’editore e i suoi coimputati dovranno difendersi dalle accuse della Procura di Milano per lo stesso procedimento. E poi il 27 settembre c’è una nuova udienza per il plagio, nel libro “Gomorra” di Roberto Saviano, di articoli dei quotidiani Cronache di Napoli e Cronache di Caserta. Nel 2015 la Corte di Cassazione ha condannato definitivamente la Mondadori e Saviano e ha rinviato alla Corte di Appello per la determinazione dell’importo, considerati gli utili percepiti in violazione del diritto. Una figuraccia terribile per la prima casa editrice italiana.

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