Capaldo e Pasquale Zagaria leader della cosca

Il collaboratore di giustizia D’Angelo alla Dda: per conto dei Bidognetti prima dell’arresto mi sono confrontato con loro

Nicola e Filippo Capaldo, nipoti del boss Michele Zagaria
Nicola e Filippo Capaldo, nipoti del boss Michele Zagaria

CASAPESENNA – Navigare in acque profondissime e parlare poco, lo stretto necessario: insomma, sparire dalla scena fino a far credere di essere, per la provincia di Caserta, solo un ricordo. E’ questa la strategia abbracciata, negli ultimi due anni, dai componenti del gruppo Zagaria. Metabolizzati i colpi che le aveva inferto la Dda con le sue indagini prima sul business della distribuzione del latte e poi sugli investimenti in varie catene di supermercati, la cosca di Casapesenna si è riorganizzata. Ma in assoluto silenzio.

Se i figli di Beatrice Zagaria, sorella maggiore del capoclan Michele, hanno risolto – in parte – i loro guai giudiziari e spostato i loro interessi e la loro base in Spagna (parliamo soprattutto di Francesco Maria e Nicola Capaldo), nel casertano sono rimasti in pianta stabile Carmine e Pasquale Zagaria, fratelli del boss. Dislocazioni geografiche a parte, la compagine mafiosa di Casapesenna risulta ancora attiva. E a darne conferma è stato, nei mesi scorsi, il collaboratore di giustizia Vincenzo D’Angelo, alias Biscottino, genero del boss Francesco Bidognetti. Libero fino a novembre 2022, ai magistrati ha riferito che, in veste di esponente del gruppo di Cicciotto ‘e mezzanotte (il nomignolo del papà della moglie, Teresa), si è interfacciato con Pasquale Zagaria e Filippo Capaldo (il figlio maggiore di Beatrice Zagaria, considerato dalla Dda il delfino di Michele). Il pentito ha chiarito che la “cassa comune” del clan dei Casalesi ormai è scomparsa: è una struttura archiviata. Ogni cosca mafiosa, adesso, percepisce in autonomia gli utili da propri canali di finanziamento: si tratta di soldi che servono a sostenere le famiglie dei detenuti, in primis quelli al 41 bis, nonché quelle degli affiliati che sono tornati in libertà dopo lunghi periodi trascorsi in cella.

D’Angelo ha anche tracciato la nuova struttura del cartello dei Casalesi: dei quattro gruppi originari che lo animavano, ne sono rimasti tre. Sparito quello Iovine (il suo capo, Antonio ‘o ninno, si è pentito nel 2014), restano Zagaria, Bidognetti e Schiavone.

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