Conte nuovo ‘dittatore’ del M5S

A chi non voleva l’alleanza col Pd risponde stizzito: “Non sei d’accordo? Così è la vita”

CASERTA (Anastasia Leonardo) – “Il Movimento è questo, il Movimento è unito”. Le prime parole di Giuseppe Conte, ieri a Napoli in tour con il candidato sindaco giallorosso Gaetano Manfredi, il presidente della Camera Roberto Fico, il ministro Luigi Di Maio, la deputata Gilda Sportiello e la capogruppo in consiglio regionale Valeria Ciarambino, mentre sul lato opposto della strada qualcuno reggeva uno striscione con su scritto: No alleanze. Sceglie di non guardare il leader del nuovo M5S, non da quella parte. Preferisce le ‘sue bimbe’ quelle che intonano il coro: “Presidente siamo le tue contesse”. Del resto perché preoccuparsi di chi ha militato nel Movimento dagli inizi o a chi il Movimento lo rappresenta a pieno titolo dopo essere stato eletto in consiglio comunale come Marta Matano che così come Matteo Brambilla, diversi consiglieri di Municipalità e il consigliere regionale Marì Muscarà, ha contestato fin dall’inizio il metodo scelto per arrivare alla candidatura di Manfredi. I grillini locali non sono stati coinvolti né sull’alleanza col Pd né sul nome o sul programma. Garbatamente la Matano ha raggiunto Conte per confrontarsi con lui e fargli presente che la base è stata esclusa e ‘Giuseppi’ non si è rivelato il ‘cavaliere senza macchia’ che molti vogliono tratteggiare per la figurina da aggiungere all’album dei ‘leader’ o presunti tale, e per tutta risposta ha risposto sprezzante: “Se non sei d’accordo non sostieni il progetto? Volevi candidarti tu? La vita funziona così”.

Come? Com’è che funziona? Che in politica il pensiero di un nominato, al di là dei meriti o delle doti carismatiche, vale più di un eletto? A che titolo l’ex premier parla del M5S non essendone mai stato un iscritto e soprattutto, come lo stesso ammette, senza essere passato per il voto popolare? Più che un leader in questo momento, stando ai fatti, dovrebbe definirsi portavoce di Beppe Grillo che lo ha imposto o al massimo leader di Di Maio e Fico e del codazzo di fedelissimi costantemente al loro seguito per assicurarsi un posto al sole. Fatto è che, se come sembra, i ‘dissidenti’ andranno avanti nel tentativo di creare una candidatura e una lista alternativa per le Amministrative, si aprirà un problema reale sull’utilizzo del simbolo. L’unica cosa che potrebbe frenare i ‘disobbedienti’ è il costo di un’azione legale per ottenerlo, ma nulla gli impedisce di creare liste di disturbo contro Manfredi e i grillini in costante metamorfosi pur di restare attaccati alle poltrone e gettarsi alle spalle il progetto rivoluzionario che sosteneva la propria contrarietà alla politica per professione. Non è un caso che sull’ipotesi di un ingresso in giunta regionale della capogruppo Valeria Ciarambino, Conte scelga la strada della diplomazia.

“Parliamo delle Comunali – ha detto – per le prospettive regionali si vedrà”. Roba che a sentirlo al presidente della Campania Vincenzo De Luca sarà venuta l’orticaria. Perché al di là dei desiderata di Conte e Ciarambino, è difficile che il governatore imbarchi nella sua squadra grillini fedelissimi di Di Maio (definito più volte Luigino il chierichetto o Luigino lo sfaccendato). L’ascendente dell’ex premier su De Luca è pari a zero e la storia degli scontri tra Regione e governo Conte due lo dimostra ampiamente. Ma l’avvocato del popolo ci spera, è convinto di poterla spuntare sfruttando il progetto di rendere strutturale l’alleanza con il Pd. Per ora alla Ciarambino tocca accontentarsi di essere stata indicata con la Sportiello come ‘alfiere della campagna elettorale”, alla guida del comitato Napoli 5 Stelle che nascerà a breve come il nuovo sito internet.
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