Estorsioni e armi, 8 condanne

Respinti i ricorsi: la sentenza della Corte d’appello confermata dalla Cassazione

SAN MARCELLINO – Ricorsi respinti dalla Cassazione e le 8 condanne emesse dalla Corte d’appello lo scorso luglio sono diventate definitive. Gianluca Alemanni, 36 anni, di San Cipriano d’Aversa, ha incassato 4 anni di reclusione, mentre Luigi Annibale, 36 anni, di San Marcellino, 2 anni e 6 mesi (dovranno anche pagare una multa di 2.400 euro ciascuno). Luciano Carpiniello, 62 anni, di Aversa, ha rimediato 2 anni e 7 mesi di reclusione e dovrà sborsare 2.667 euro. Raffaele Granata, 38 anni, di Trentola Ducenta, ha ricevuto una condanna a 2 anni, 6 mesi e 20 giorni, e Remigio Testa, 64 anni di San Marcellino, 5 anni. Hanno affrontato la Cassazione anche Antonio Ucciero, 30 anni, di Villa Literno, figlio del boss Vincenzo, che ha rimediato 5 anni e 4 mesi di reclusione, Emilio Mazzarella, 56 anni, di Aversa, e Mariano Vitolo, 32 anni, di Marano di Napoli, che hanno ottenuto 3 anni di reclusione a testa. Nel collegio difensivo gli avvocati Antonio Abete, Guglielmo Ucciero, Generoso Grasso, Pasquale Davide De Marco, Ferdinando Letizia e Giovanni Pizzo. Aveva presentato ricorso contro il verdetto di secondo grado anche Marco Testa, rappresentato dal legale Felice Belluomo, ma per lui non è ancora stata fissata l’udienza.

Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di estorsioni (consumate e tentate) e di detenzione e porto illegale di armi con l’aggravante mafiosa. A far scattare i verdetti ora validati dalla Cassazione è stata l’indagine, condotta dai carabinieri e dalla polizia, avviata nel 2020 per monitorare le attività di due storici esponenti del clan dei Casalesi che, dopo un lungo periodo di detenzione, erano stati scarcerati: si tratta di Oreste Reccia di San Cipriano d’Aversa e Vincenzo Ucciero di Villa Literno (padre di Antonio). I due, secondo la tesi del pm Maurizio Giordano, avevano organizzato due batterie di estorsori per spillare denaro a imprenditori e commercianti dell’Agro aversano (tra fine 2020 e inizio 2022). Gli imputati giudicati dalla sesta sezione penale della Corte d’appello, secondo la Dda, erano stati gli esecutori delle direttive dei due boss (nessuno di loro è stato accusato di associazione a delinquere).

A differenza di suo figlio Antonio, Vincenzo Ucciero ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario e dopo la condanna del Tribunale di Napoli Nord ora dovrà affrontare l’Appello. Reccia, invece, è stato condannato a 9 anni in primo grado (con il rito abbreviato) e ha deciso di non presentare appello.

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