Pd, rinviata la direzione di martedì: prima temi, poi incarichi e nomi

"Siamo al governo e dobbiamo fare le cose, non pensare alle deleghe per la segreteria. Altrimenti saremmo da ricovero", le parole del segretario dem

Foto LaPresse - Mauro Ujetto in foto Nicola Zingaretti

ROMA – Prima i temi, il tesseramento, l’app e la ‘riconnessione’ con la società. Poi i nomi, eventuali rimpasti – o azzeramenti – della segreteria e il dibattito sul successore di Paolo Gentiloni (nominato commissario Ue) alla presidenza. Il Nazareno rinvia alla settimana che inizia il 6 ottobre la direzione Pd che era prevista per martedì prossimo. “In molti sono impegnati sul territorio”, la spiegazione ufficiale. Nella rotta tracciata da Nicola Zingaretti (e condivisa anche dalla minoranza interna), però, la volontà di “rivoluzionare” il partito e lanciare una “fase straordinaria” più sulle cose concrete che sulle poltrone.

La linea di Zingaretti

“Siamo al governo e dobbiamo fare le cose, non pensare alle deleghe per la segreteria. Altrimenti saremmo da ricovero”, è la linea. Per ora, quindi, nella squadra del segretario “non ci saranno cambi. Prima affrontiamo il discorso di tipo programmatico e poi si rimette mano su tutto. Le deleghe di chi è andato al Governo saranno ridistribuite all’interno di chi c’è già”.

No a ulteriori scissioni

La minoranza condivide il ragionamento, anche se il messaggio in bottiglia non cambia. Base riformista, dopo l’ingresso del Pd al Governo e la scissione di Matteo Renzi, chiede l’azzeramento delle dinamiche congressuali del marzo scorso. “La stagione politica è totalmente cambiata. Non è questione di nomi ma di impegno corale per una svolta profonda – viene spiegato – Giusto non incentrare il dibattito sugli incarichi adesso, ma nemmeno metterci tre anni”, la battuta.

Si attende la conferenza

Da Zingaretti, comunque, nessun passo indietro. Il Nazareno aspetta la conferenza programmatica che si svolgerà a Bologna dall’8 al 10 novembre. Stabilire il nuovo orizzonte, la priorità. Poi si “rimetterà mano” allo stato maggiore.

(LaPresse/di Nadia Pietrafitta)

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