Russo scarcerato, investigatori in allerta: c’è il rischio che il clan dei Casalesi rialzi la testa

Corrado è tornato in città dopo aver trascorso circa 8 anni in prigione per mafia

Corrado Russo

CASAL DI PRINCIPE – Dopo aver trascorso in cella circa 8 anni è tornato in città Corrado Russo, fratello del boss Giuseppe, alias Peppe ‘o padrino. A trascinarlo in prigione e a farlo condannare per associazione mafiosa era stata l’indagine della Dda che nel 2015 innescò complessivamente 44 misure cautelari: un’attività investigativa complessa, condotta dalla Dia, che puntava a smantellare la rete di colletti bianchi e di ‘manovali’ collegata alla famiglia Russo, costola del gruppo Schiavone del clan dei Casalesi.

Quella di Corrado Russo è una scarcerazione di peso: la speranza è che abbia abbandonato le logiche mafiose, che si sia messo alle spalle e superato l’appartenenza al clan. Ma se così non fosse, il suo ritorno a Casale potrebbe rappresentare un nuovo e pericoloso impulso per la cosca Schiavone. Avere in città una figura che ha ricoperto ruoli importanti nell’organizzazione malavitosa significa per gli investigatori doversi confrontare, inevitabilmente, con un potenziale elemento di attrazione per le nuove leve (e anche per altri storici affiliati già scarcerati) ad oggi senza una vera guida. E in prospettiva, questo suo eventuale ruolo di catalizzatore potrebbe andare a preparare il terreno a un altro importante (per le dinamiche mafiose) ritorno in libertà: parliamo di Emanuele Libero Schiavone, figlio del capoclan Francesco Sandokan e ritenuto dagli investigatori, dopo il pentimento del fratello Nicola, il candidato a ricoprire il ruolo di leader del clan dei Casalesi. Ed è una tesi che trova supporto anche in alcune recenti conversazioni intercettate dai carabinieri. Si tratta di conversazioni intercorse tra Ivanhoe Schiavone, altro figlio di Sandokan, e Vincenzo D’Angelo, detto Biscottino, da circa un anno collaboratore di giustizia e genero del boss Francesco Bidognetti. Dalle loro discussioni è emerso come la cosca già tra il 2021 e il 2022 attendeva con ansia il ritorno a Casal di Principe di Emanuele Libero per riorganizzarsi e risolvere alcune criticità gestionali (come l’ipotizzata volontà di Emilio Martinelli ‘o barone – ora in carcere cautelarmente per mafia – di rendersi autonomo rispetto al resto dell’organizzazione).

D’Angelo, che ha intrapreso da dicembre 2022 un percorso di collaborazione con la giustizia, potrà rappresentare per gli inquirenti una fonte importante per far luce su alcuni business che i Russo, nonostante gli arresti e le confische, sono riusciti ad amministrare negli ultimi decenni. Biscottino, infatti, ha legami familiari, per lato materno, proprio con i Russo.

Tornando al ritorno a Casale di Corrado, il pericolo che possa dare un contributo al riassestamento del clan c’è. Ed è per tale ragione che le forze dell’ordine sono in allerta. L’ultima traccia giudiziaria che indica il fratello di Peppe ‘o padrino come un elemento in grado di connettersi ancora con esponenti del clan è una sentenza della Cassazione del 2022 che confermava per lui il carcere duro. A spingere gli ‘ermellini’ a prendere quella decisione fu il suo curriculum malavitoso e il perdurante l’attivismo del clan.

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