Theresa May annuncerà oggi la data delle dimissioni

Impossibile andare avanti dopo il fallimento sulla brexit

In foto Theresa May

LONDRA – Manca davvero poco e le strade di Theresa May e del governo britannico si separeranno definitivamente. Oggi, infatti, la premier dovrebbe annunciare le dimissioni che sono da tempo nell’aria. Una decisione che potrebbe al massimo slittare a lunedì, quando saranno dunque resi noti i risultati delle elezioni europee.

Un destino segnato per la premier Theresa May

Qualunque sia il giorno prescelto è chiaro che il destino della May è ormai compiuto dopo quello che, secondo tutti, è stato un vero e proprio fallimento nei confronti del Paese. L’ago della bilancia è stato senza dubbio l’argomento brexit. Martedì scorso la May aveva aperto all’ipotesi di un secondo referendum.

L’obiettivo sarebbe stato quello di raccogliere ancora più consensi tra i laburisti e far passare dunque quell’accordo tanto osteggiato dai conservatori. Ma questa mossa si è rivelata sbagliata perché ha scatenato la reazione veemente nel suo stesso partito di governo fino a quando, nella serata di mercoledì, si è dimessa Andrea Leadsom, ministra per i Rapporti col Parlamento.

Dimissioni unica strada per evitare la mozione di sfiducia

E questo è stato il colpo fatale. I ministri degli Interni Sajid Javid e quello degli Esteri, Jeremy Hunt si sono presentati a Downing Street ed hanno convinto la premier a fare marcia indietro riscrivendo l’accordo. Ma ormai è troppo tardi e oggi ci sarà l’incontro con i capi del gruppo parlamentare che le diranno di annunciare una data per le dimissioni per non incorrere in una mozione di sfiducia.

Voci di corridoio parlano anche di pressioni sul marito della May, il suo più fidato consigliere, per farla uscire ‘volontariamente’ di scena senza dover arrivare al voto sfavorevole del governo. Un epilogo comunque annunciato, perché il fallimento sulla brexit è evidente. L’accordo che ha negoziato con Bruxelles è stato bocciato addirittura tre volte dal Parlamento e l’ultimo mossa, quella della ridefinizione dell’accordo, ha sortito l’effetto opposto.

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