Treni, il Covid frena la svolta green

La Circumvesuviana tra le tratte peggiori: vagoni vecchi e utenti lasciati a piedi

Foto Stefano De Grandis - LaPresse

NAPOLI – Il treno è il mezzo di trasporto più ecologico, tuttavia è sempre meno usato dai cittadini, soprattutto in tempi di pandemia. Nel 2021 diminuiscono i passeggeri dell’alta velocità e Intercity (fino a -40%) e dei regionali (-45%) e continuano i disagi per i pendolari per città impreparate a garantire i distanziamenti, autobus e treni troppo affollati e poche ciclabili realizzate. E’ quanto emerge nel report Pendolaria, presentato ieri da Legambiente. Emerge una situazione di incertezza in cui si trova, da quasi due anni, il sistema dei trasporti ferroviari in Italia, aggravata dalle limitazioni imposte dalla pandemia del Covid-19 con disagi dovuti al sovraffollamento dei treni e ai tagli al servizio per la malattia del personale. Ma il 2021 è anche un anno in cui si è tornato a parlare di investimenti e riforme, grazie alla visione di Next Generation EU e alle ingenti risorse previste dal Recovery Plan per le infrastrutture ferroviarie e il sistema della mobilità, da realizzare entro il 2026. Tanti i disagi che hanno vissuto i pendolari e gli studenti, per autobus e treni sovraffollati, in particolare sulle linee che da anni sono le peggiori d’Italia come Roma-Lido, Roma-Viterbo, Circumvesuviana e alcune tratte lombarde. A differenza delle città europee, poche le ciclabili realizzate durante la pandemia, che potevano rappresentare un’importante alternativa per gli spostamenti, se integrate con il trasporto pubblico locale.

IL SUD IN RITARDO

Negli ultimi dieci anni si sono ampliate le differenze tra le aree del Paese per la ineguale qualità del servizio. Dal 2009 gli spostamenti nazionali in treno sono aumentati complessivamente di 46 mila passeggeri al giorno, ma con grandi differenze. Quelli sull’alta velocità sono cresciuti del 114%, mentre quelli sugli Intercity sono diminuiti del 47%, perché, se l’offerta dei primi è cresciuta, quella dei secondi si è ridotta. Anche tra le regioni sono aumentate le differenze. In alcune si registra addirittura un calo, come la Campania (-43,9%), che aveva toccato il picco di 467.000 viaggi nel 2011 a circa 262.000 nel 2019, il Molise (-11%). E’ in particolare il Sud a soffrire i ritardi maggiori in termini di possibilità di spostamento nazionali e regionali, con meno treni, più lenti e vecchi.

LE TRATTE PEGGIORI

Tra le tratte peggiori dello Stivale troviamo, come già accaduto negli scorsi anni, le Circumvesuviane di Napoli e dell’hinterland dove si sono verificati anche lo scorso anno guasti ai treni che hanno costretto studenti e lavoratori a raggiungere la stazione di destinazione a piedi, camminando sui binari, come lo scorso 17 novembre a Terzigno. Poche settimane prima, il 14 ottobre, un treno si è fermato per problemi tecnici tra le fermate di piazza Garibaldi e Centro Direzionale. In molti altri casi sono state decine le soppressioni giornaliere dovute alla mancanza di personale causa Covid-19, ma su queste linee la situazione era già drammatica per treni vecchi, stazioni in condizioni di degrado e il taglio dei treni avvenuto in questi anni (-10,9% rispetto al 2010).

Si viaggia su 4 ruote

Per capire le ragioni di inquinamento, traffico e numero di auto in circolazione nelle città italiane bisogna guardare alle infrastrutture presenti nelle città italiane, a confronto con quelle di altri Paesi europei. La dotazione di linee metropolitane si ferma a 248,9 km totali, ben lontano dai valori di Regno Unito (675,9 km). Spostando il confronto sui km di metro a disposizione dei cittadini di alcune città europee selezionate si evidenzia come, ad eccezione di Milano, le realtà italiane siano decisamente indietro. I km di metro ogni 100mila abitanti di Roma, ad esempio, si fermano ad 1,43 mentre a Napoli 1,5. Un’analisi dei dati sulla diffusione delle tranvie vede avanti Bergamo (5,68), Venezia (5,56) e Milano (5,5). Ultime in questo caso sono Roma (0,72) e Napoli (0,38). Complessivamente in Campania sono 251 i treni in servizio sulla rete regionale, con una età media dei convogli in circolazione di 20,7 anni, con il 65,8% dei treni con più di 15 anni di età. In Campaniapesa ancora l’anzianità del parco rotabile di EAV (ex Circumvesuviane, Sepsa e MetroCampania NordEst) con 25,4 anni di media, contro i 17 anni per Trenitalia.

LINEE DA REALIZZARE

Nel report troviamo anche tutti gli interventi per la mobilità sostenibile urbana, finanziati ed in attesa di fondi, che permetterebbero di fare un vero e proprio salto di qualità e di raggiungere, in uno scenario al 2030, 411,5 km di metro (con un +162,6 rispetto alla situazione attuale) e 798,3 km di tranvie (+427,4 km). Tra questi troviamo la linea del tram del Casertano, da realizzare nell’area urbana dei comuni di Aversa, Teverola, Santa Maria Capua Vetere e Capua.
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