Martinelli condannato per mafia: ha guidato la cosca dei sanciprianesi

Si è ritrovato al vertice del gruppo dopo l’arresto di Reccia. Il pentito D’Angelo: oltre al pizzo si è dedicato anche a droga e truffe

Emilio Martinelli, il figlio del boss Enrico

S. CIPRIANO D’AVERSA – Dieci anni di reclusione: è la pena che il Tribunale di Napoli ha deciso per Emilio Martinelli ‘o Barone, figlio di Enrico, storico esponente del clan dei Casalesi.
L’imputato, accusato di associazione mafiosa, secondo la Dda di Napoli ha prima affiancato Oreste Reccia, alias Recchie ‘e lepre, nella guida della costola sanciprianese del clan e poi, quando Reccia è stato rispedito in cella, avrebbe indossato i panni del leader.
La Procura aveva chiesto una condanna più alta, 18 anni. Ad assistere Martinelli gli avvocati Domenico Dello Iacono, Ferdinando Letizia e Valentina Alfieri.

A tracciare il profilo criminale di ‘o Barone sono state le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Aversa e della Squadra mobile di Caserta. La sua figura era già emersa nel corso dell’inchiesta su Reccia (arrestato nel 2021) e POI in quella tesa a colpire la cosca Bidognetti (nel 2022), ora guidata da Gianluca Nanà, figlio del boss ergastolano Francesco Bidognetti.

Le recenti dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia e ulteriori attività intercettive e di osservazione su Martinelli, hanno portato i pm Maurizio Giordano e Francesco Raffaele a chiedere e ottenere il suo arresto nel 2023. Vincenzo D’Angelo, detto Biscottino, collaboratore di giustizia e genero di Cicciotto ‘e mezzanotte, ha sostenuto che ‘o Barone non solo si sarebbe dedicato alle estorsioni, come Reccia, ma si sarebbe occupato anche di altri affari illeciti, come lo spaccio di droga, le truffe sui ‘bonus 110 %’ e il noleggio delle auto di lusso (condotte che però nello specifico non gli sono state contestate nel processo che ha visto la conclusione del suo primo grado giovedì sera).
Prima ancora di D’Angelo a inserire ‘o Barone nel clan dei Casalesi sono stati altri pentiti. Walter Schiavone, figlio del capoclan Francesco Sandokan, in una memoria che scrisse nel 2018, dopo aver deciso di seguire il fratello Nicola nel percorso di collaborazione con la giustizia, indicò proprio Martinelli tra i soggetti che gli versavano parte dei soldi derivanti dallo spaccio di stupefacenti. Eduardo Di Martino, invece, nel 2013 disse che Carmine Schiavone, detto Carminotto, altro figlio di Sandokan, aveva affidato a ‘o Barone, quando aveva appena 22 anni, alcune attività illecite per il ruolo di rilievo che precedentemente aveva il papà Enrico. Il rapporto tra ‘o Barone e Carminotto è stato confermato anche da Raffaele Maiello, altro pentito, sempre nel 2013.

La scalata criminale di Martinelli, stando a quanto tracciato nell’indagine della Dda, aveva indispettito sia il gruppo Bidognetti che la famiglia di Francesco Schiavone Sandokan. Malcont

ento che salta fuori durante una chiacchierata, avvenuta il 16 febbraio 2021, tra D’Angelo, all’epoca ancora esponente bidognettiano, e Ivanhoe Schiavone, figlio di Sandokan che dice: “È uno scemo finito… non serve proprio”. E il genero di Cicciotto aggiunse: “Le bufale… solo le bufale. Queste quattro bufale che tuo nonno ha lasciato. Se non arriva il latte stai con le pezze al culo. […] Ivanhoe – disse Biscottino – noi siamo cresciuti tutti insieme, per quando vedi le schifezze…”.
Il riferimento alle bufale riguarda l’azienda agricola intestata alla mamma di Emilio, Nunzia Del Villano (cognata del killer Vincenzo Schiavone ‘o Petillo).

Nel clima di tensione che nel 2022 c’era nel clan dei Casalesi va tracciato anche l’ordine che Gianluca Bidognetti diede dal carcere di Terni, dove era recluso nel reparto di alta sicurezza (ora è al 41 bis) ai suoi affiliati: colpire un familiare di ‘o Barone. Direttiva che però non fu portata a compimento grazie all’intercessione di Teresa Bidognetti, moglie di D’Angelo, che si oppose.

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