Caivano, inaugurati i laboratori intitolati a Giogiò. La mamma: “La sua morte non è stata vana”

Daniela Di Maggio e Paolo Zangrillo

CAIVANO – Al fianco del ministro Paolo Zangrillo anche Daniela Di Maggio, mamma di Giovambattista Cutolo, Giogiò per tutti, il musicista ucciso il 31 agosto del 2023 a Napoli, proprio il giorno in cui il premier Meloni veniva in visita a Caivano per avviare una profonda riqualificazione del territorio dopo gli episodi di abusi sessuali di cui erano rimaste vittime due cuginette di 10 e 12 anni residenti al Parco Verde di Caivano. A Giogiò è stato dedicata un’intera area del plesso Cilea-Mameli, destinati ai laboratori interattivi.

“C’è un filo doppio che collega Caivano a Giogiò – dice mamma Daniela – .Questa è la rivoluzione Giogiò, dopo la sua morte e nel suo nome, sono cambiate le norme ma soprattutto sono state aperte librerie, aule. La sua morte ha scosso le coscienze di tutti”.

Cosa prova a essere qui?
Tanta emozione, perché al centro di tutto oggi ci sono i bambini, che hanno capito chiaramente che per loro, qui, ora, c’è possibilità di un futuro. Ed è anche merito di Giogiò.

In che senso?
Attraverso la sua figura hanno capito che la gentilezza premia, Giogiò non è più con noi ma è diventato un esempio da seguire. E con lui la sua passione, la musica. Con la fondazione che porta il nome di mio figlio giriamo l’Italia con lo slogan: “Armiamo il mondo di strumenti musicali”. La musica eleva lo spirito, rende belli, ti fa stare in armonia con il modo e porta con sè le altre arti. Le scuole, fin dalle elementari, devono essere piene di strumenti musicali. Ovunque, non solo a Caivano.

Cosa ha detto ai ragazzi che vivono qui?
Che dove c’è il brutto devono portare bellezza. Dove c’è sporco puliamo e dove c’è violenza ingentiliamo. Cambiano la narrazione di quest’epoca, in cui si pensa che la prevaricazione e l’essere “malessere” è il modello vincente.

Il ‘modello Caivano sta funzionando?
Io ho visto questa cittadina trasformata. Dal decreto Caivano, che nasce dopo la morte di Giogiò, si tocca con mano la presenza dello Stato ma soprattutto si vede una città che crede nel futuro.

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