Centrodestra, Lega e Fi incassano vittoria su riaperture. Salvini a Meloni: “Per questo al governo”

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Matteo Salvini, Giorgia Meloni

ROMA – Il centrodestra di governo ottiene la prima vittoria e lo fa sulle riaperture. Un duello consumato sulle date, una manciata di giorni, che sia Lega che Forza Italia vogliono intestarsi. E’ infatti Matteo Salvini il primo a esultare: “Se tutto va bene lunedì 26 aprile vi sarà raddoppio liberazione”, scandisce anticipando la conferenza stampa del premier Mario Draghi.

“Una vittoria della Lega? No, una vittoria del buonsenso, con ritorno della zona gialla e riapertura all’aperto di ristoranti e bar anche alla sera”, sottolinea. Il leader del Carroccio non vuole prendersi meriti, ma manda un chiaro messaggio all’alleata di coalizione Giorgia Meloni: “La Lega fuori dal governo avrebbe significato che oggi sarebbe passata la linea di Speranza”. E poi la stoccata: “A chi se lo chiede, sono questi i motivi per cui siamo nel governo. Oggi è una giornata bella e piena di risultati, non ho voglia di occuparmi di polemiche e mozioni”.

Stesso mood in Forza Italia, con Antonio Tajani che al termine dell’incontro sul Pnrr a palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, rimarca: “Bene il ripristino delle zone gialle, bene le riaperture all’aperto per bar e ristoranti fino a sera. Il governo Draghi accoglie molte proposte di Forza Italia per ripartire. È un cambio di passo. Ora fare di più per lo sport”. L’alert tuttavia lo lancia Mariastella Gelmini, ministro degli Affari regionali, costretta in cabina di regia al difficile ruolo di mediazione: “Dal 26aprile l’Italia tornerà gradualmente alla normalità. Viviamo con grande ottimismo questa nuova fase, ma non è un ‘liberi tutti'”.

La conferma di una posizione più moderata, votata al compromesso e mai alla rottura. E mentre Lega e Forza Italia possono cominciare ad incassare qualche risultato della scelta di far parte del governo dei migliori, si allarga la distanza con Fratelli d’Italia, rimasta all’opposizione. La partita, tuttavia, resta a due: tra Salvini e Meloni. Fonti azzurre prendono le distanze e se fino a qualche giorno fa, prima del ricovero, Berlusconi aveva tentato di mediare, oggi gli azzurri preferiscono non intromettersi. Il refrain è sempre lo stesso “finché i due leader non si siederanno a un tavolo, tutte le questione resteranno sospese”. Copasir, nomine Rai e anche candidati alle prossime amministrative. Di vertici chiarificatori però neanche l’ombra.

C’è chi scommette che l’affaire elezioni si risolverà questa estate, mentre sul Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica, resterà tutto immutato perché, confidano diversi membri del della bicamerale, “nessuno ha voglia di dimettersi”. Sul fronte mozione di sfiducia al ministro Speranza invece, filtra da Fdi, la raccolta firma procede e sembrerebbe che in Senato l’obiettivo sia vicino per essere raggiunto (in tutto servono 32 sottoscrizioni a palazzo Madama e 63 a Montecitorio).

Una cosa è certa, Fi non voterà mai la sfiducia individuale per natura – non lo ha mai fatto – e soprattutto dopo che Draghi, per la seconda volta, ha blindato il ministro. Salvini, invece, non ci pensa proprio per due motivi: ha incassato il cambio di passo dell’esponente di Leu, con tanto di certificazione del premier, e poi sa che la mozione è destinata a essere cestina, non trovando la maggioranza ad accoglierla in aula. Qualsiasi essa sia.(LaPresse)

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