Elezioni, Calenda: “Il governo Meloni dura 6 mesi, la crisi del Pd irreversibile”

Le parole del leader di Azione

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse Nella foto: il leader della coalizione del Terzo Polo Carlo Calenda

ROMA – “Noi qui abbiamo un gran casino in vista, tra inflazione, crisi energetica, recessione. E una destra che non sarà capace di governare e che, secondo me, dura 4, massimo 6 mesi”. Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, in un’intervista a ‘La Stampa’. Sulla coalizione di centro-destra, Calenda ha aggiunto “E’ una coalizione super litigiosa, con una classe dirigente inesperta e incompetente. Hanno fatto promesse che valgono più di 180 miliardi di deficit, con loro finiamo per spaccarci la testa. Abbiamo già rischiato nel 2011 e in questa legislatura: se ci ritroviamo in quella situazione, poi chi ci mettiamo, visto che il più autorevole lo stiamo mandando via?”. Ai milioni di italiani che hanno votato a destra Calenda risponde “Se finiamo a carte 48, non potranno dire ‘io non c’ero’. Bisogna essere consapevoli delle proprie scelte. Hanno votato come se fossero a una kermesse teatrale o al televoto. Prima o poi si renderanno conto che bisogna scegliere chi promette cose praticabili e ha l’esperienza per realizzarle”.

Sulla possibilità di cambiare la Costituzione da parte di Giorgia Meloni, il leader di Azione spiega “Se proporrà una bicamerale, sarà un dovere per tutti partecipare e discutere. Poi io sono contrario al presidenzialismo, perché nel caos di questi anni Mattarella è stato il solo che ha tenuto unito il Paese. Non possiamo avere in futuro istituzioni tutte divisive. Comunque, a occhio, non credo ci sarà il tempo di fare una riforma costituzionale”. Sulla decisione di Enrico Letta di lasciare la guida del Pd: “Non sono affari miei, io ho espresso solidarietà a Letta e pure a Emma Bonino, che speravo venisse eletta, ovviamente nel proporzionale. Sono stato ripagato con gli insulti. La mia scelta non è stata fatta in odio al Pd, non ho come obiettivo politico la scomparsa del Pd, ma ormai è un partito in crisi irreversibile, non basterà cambiare il segretario”.

(LaPresse)

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