Guardia di finanza negli uffici di ex Ilva e ArcelorMittal di Taranto e Milano: si indaga sulle perdite della società franco-indiana

Stabilimento siderurgico dell'Ilva a Taranto
Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

TARANTO – Altro terremoto si abbatte sull’acciaieria ex Ilva. Questa mattina alle 10 blitz della guardia di finanza negli uffici dell’ex Ilva e ArcelorMittal di Taranto e di Milano alla via Brenta. I finanzieri indagano su documenti di acquisto di materie prime e la vendita di prodotti finiti sia nella gestione dell’attuale società che di quella precedente.

L’inchiesta

Fiamme gialle all’opera tra carte e fatture dell’ex Ilva delegati dalle due rispettive procure. Grazie a due decreti di sequestro stanno tuttora analizzando la contabilità per capire se ci siano prove in merito a questioni sollevate dai commissari  straordinari nei palazzi di giustizia. Ascoltato in merito anche un teste.

I controlli

I dieci finanzieri della città ionica comandati dal tenente colonnello Marco Antonucci, stanno indagando sulla documentazione di acquisto delle materie prime e quelli di vendita dei prodotti finiti. Si lavora per capire come, nell’arco di un solo anno, l’azienda abbia accumulato il doppio delle perdite rispetto a quanto certificato dai commissari. A Taranto si indaga su eventuali escamotages utilizzati dall’azienda finalizzati all’incremento delle perdite. Bisognerà capire se ci sia stata davvero una svendita a prezzi eccessivamente bassi dei prodotti già finiti, ovvero acciaio che sarebbe stato venduto ad altre del gruppo a prezzi fuori mercato per poi rimetterlo in vendita a prezzi regolari. Inoltre sotto osservazione anche le materie prime. Carbone e minerale di ferro potrebbero essere stati comprati a prezzi più alti di quanto non facessero i commissari.

La sede di Milano

Stesso copione di quanto avveniva a Taranto in contemporanea a Milanoin via Brenta. All’opera l’aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Stefano Civardi, (che avrebbe intanto già ascoltato un referente della vecchia dirigenza), e Mauro Clerici. Le indagini riguardano un possibile aggiotaggio informativo, ovvero informazioni forvianti al mercato oltre che la distrazione di beni del fallimento (reato in concorso) in relazione al magazzino (valore 500 milioni) che, secondo i commissari, sarebbe scomparso.In più ci sarebbe omessa dichiarazione dei redditi, che riguarderebbe una società del gruppo con sede in Olanda collegata in  rapporti commerciali proprio con la filiale nel nostro Paese per  la compravendita di materie prime.

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