Gare d’appalto turbate: Antropoli, Greco e Ricci salvati dalla prescrizione. Condannato Francesco Zagaria

Assolti i Verazzo dall’accusa di concorso esterno al clan dei Casalesi. Verdetto di non colpevolezza per Guido Taglialatela

CAPUA – Non c’entra la mafia. Per il giudice Fabio Provvisier del Tribunale di Napoli, le condotte illecite contestate dalla Dda all’ex sindaco Carmine Antropoli (nella foto) sono slegate da logiche di criminalità organizzata. E cosa ha innescato questo convincimento? Non può essere giudicato in relazione alle tre gare che, secondo gli inquirenti, avrebbe contribuito a turbare per favorire ditte riconducibili a Francesco Zagaria (o in stretti rapporti con lui). Di quali appalti parliamo? Degli interventi di ristrutturazione della scuola Ettore Feramosca, assegnati alla 3D Ingegneria e Costruzioni, di quelli riguardanti il recupero urbano di Porta Napoli, eseguiti nel 2009, della messa in sicurezza del capannone di via Mariano, affidata alla Effezeta, entrambi datati novembre 2010, e della riqualificazione delle vie Boscariello e Scarano del 2015. Risultato? Prescrizione. Con Antropoli, sostiene la Procura partenopea, avevano agito per manipolare queste procedure pubbliche anche Marco Ricci, all’epoca consigliere comunale, e Francesco Greco, al tempo capo dell’ufficio Tecnico. Ma, essendo stata esclusa l’aggravante mafiosa, anche per loro è stato stabilito il non luogo a procedere: i reati contestati sono prescritti. L’aver ipoteticamente favorito un esponente del clan dei Casalesi non significa, questa dovrebbe essere la ratio (ma bisogna attendere le motivazioni), aver agevolato l’intera cosca.

È stato assolto, invece, Greco, perché il fatto non sussiste (stavolta non c’entra la prescrizione), in relazione alla pesante accusa di concorso esterno al clan dei Casalesi. Stessa formula usata dal giudice per scagionare ancora Greco e Ricci, insieme ai cugini e costruttori Francesco e Giuseppe Verazzo, dall’imputazione di aver manipolato la gara d’appalto per il restyling di via Maiorisi (quella che conduce al Cira). I due uomini d’affari, originari di Casal di Principe, sono stati, inoltre, assolti dal reato di concorso esterno al clan.
Greco è stato assolto con Antropoli (per non aver commesso il fatto) pure in merito al reato di abuso ufficio, riguardante la mancata interruzione del contratto che il Comune di Capua aveva sottoscritto con la Prisma Costruzioni (per i lavori al capannone di via Mariano) dopo che la società era stata raggiunta da interdittiva antimafia.

La Dda aveva attribuito anche a Guido Taglialatela, in quel periodo consigliere di maggioranza, un ruolo nelle ipotizzate gare turbate per affidare i lavori a Porta Napoli, al capannone di via Mariano e quelli nelle strade Boscariello e Scarano, Ma il giudice lo ha assolto per non aver commesso il fatto. È stato dichiarato innocente anche in relazione all’accusa di corruzione (derubricata in traffico di influenze illecite): secondo gli inquirenti aveva intascato tangenti per incidere sulle procedure. In relazione a quest’ultima contestazione è stata dichiarata la prescrizione anche per l’ex sindaco, Ricci e Greco. Con Antropoli e gli altri, a giudizio (con rito abbreviato), c’era pure il sanciprianese Luca Diana, amministratore della 3D Ingegneria e Costruzioni, accusato di turbativa d’asta: e pure per lui è intervenuta la prescrizione.
L’unico condannato è stato Francesco Zagaria, ex esponente del clan dei Casalesi (dal 2019 collaboratore di giustizia): ha incassato 4 anni di reclusione per aver turbato le gare d’appalto inerento i lavori alla scuola Fieramosca, al capannone di via Mariano e alle strade rurali Boscariello e Scarano (quelle ‘prescritte’ per i politici), per aver dato mazzette agli amministratori e per associazione mafiosa.

Le motivazioni del verdetto saranno rese note entro i prossimi 90 giorni. Il processo proseguirà (con rito ordinario) per l’imprenditore di Trentola Ducenta Domenico Pagano e per Domenico Farina, di San Prisco, entrambi accusati di concorso esterno al clan, e per il tecnico Alfredo Maria Cenviti, a giudizio per turbativa d’asta, accusato di concorso esterno al clan. Ha patteggiato invece il dipendente di banca Andrea D’Alessandro: la Dda lo accusava di riciclaggio. L’indagine che ha generato questo processo (divisosi in due filoni) è una costola di quello che aveva già portato dinanzi ai giudici di Santa Maria Capua Vetere Antropoli, Ricci e Zagaria con le accuse di concorso esterno al clan e violenza privata. In relazione ai presunti rapporti con il clan (avrebbero stretto un patto politico-mafioso per la campagna elettorale del 2016), sindaco e consigliere sono stati assolti in primo grado (hanno solo incassato un anno e 8 mesi per violenza privata). La Procura, però, ha presentato ricorso in Corte d’appello. Nel collegio difensivo gli avvocati Mauro Iodice, Gerardo Marrocco, Guglielmo Ventrone, Ferdinando Letizia, Vincenzo Alesci, Vincenzo Maiello e Lorenzo Caruso.

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