Lavoro: aumentano produttività e occupazione ma anche contratti a termine

Foto LaPresse/Stefano Cavicchi

ROMA – Produttività del lavoro in aumento così come l’occupazione: ma è una fotografia in chiaroscuro perché la maggior parte dei nuovi contratti della ripresa post Covid è a termine. A scattare l’istantanea è l’Istat nel suo report relativo al terzo trimestre 2021. Tra luglio e settembre l’istituto di statistica ha registrato un aumento di 121mila occupati (+0,5%) rispetto al trimestre precedente, ma confrontando il dato con quello dello stesso periodo del 2020 l’aumento è del 2,2 percento, 505mila unità. Il tasso di occupazione sale al 58,4%, mentre il tasso di disoccupazione scende al 9,2%. Crescono anche le ore lavorate, l’1,4% sul trimestre precedente e il 4,1% sul 2020, ma aumentano anche gli occupati a termine che sfondano il tetto dei 3 milioni: nel terzo trimestre erano 3.003.00, il 2,3% in più sui tre mesi precedenti e il 13,1% sullo stesso trimestre del 2020.

Dal report emerge che la produttività del lavoro nel 2020 è cresciuta dell’1,3%, come risultato di un calo delle ore lavorate più intenso di quello del valore aggiunto (rispettivamente -13,0% e -11,8%). La dinamica positiva della produttività segue un lungo periodo di crescita molto lenta (0,5% in media negli anni 2014-2020). Nell’intero periodo 1995-2020, precisa, la produttività del lavoro ha registrato una crescita media annua dello 0,4%, derivante da un incremento medio del valore aggiunto pari allo 0,2% e da un calo medio annuo delle ore lavorate pari a -0,2%.

“Siamo ovviamente felici di questi dati che confermano quello che abbiamo sempre detto, il problema delle imprese italiane oggi e trovare profili professionali e assumere e non licenziare”, dice Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Mentre per il segretario Cisl Luigi Sbarra “i dati Istat del terzo trimestre 2021 confermano l’andamento positivo dell’occupazione, particolarmente tra i giovani, ma continuano anche a mostrare che una parte consistente di tale crescita è costituita da contratti a termine e part-time. Colpisce, infine, la crescita dei posti vacanti, al livello più alto dal 2016, segno di un mercato del lavoro che si va dinamizzando, ma anche indicatore delle grandi difficoltà di incontro tra domanda e offerta di lavoro in questo paese, dove manca un reale collegamento tra sistema di istruzione e formazione e mondo del lavoro e dove le politiche attive del lavoro non sono ancora decollate”.

LaPresse

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