Napoli. I Licciardi dietro la faida a Fuorigrotta

La cosca dell’Alleanza di Secondigliano in espansione verso l’area ovest dopo l’indebolimento dei D’Ausilio di Bagnoli

NAPOLI – Donne e camorra, un binomio che si rafforza sempre di più. E ci sarebbero proprio due donne dietro un nuovo intreccio criminale captato dalla Direzione distrettuale antimafia. Un intreccio che riguarda due zone della città distanti decine di chilometri. Due aree lontane, ma mai così vicine come oggi: Secondigliano e la periferia occidentale.
Il pool anticamorra ha intercettato l’interesse del clan Licciardi della Masseria Cardone di Secondigliano verso i quartieri di Bagnoli e Cavalleggeri d’Aosta.

Alla base dell’avanzata della cosca guidata da Maria Licciardi (arrestata nell’agosto 2021) c’è l’indebolimento del clan D’Ausilio, in ginocchio in seguito agli arresti e alle condanne delle sue figure apicali. Ciò avrebbe consentito il consolidamento a Bagnoli e dintorni del gruppo Esposito di via Di Niso, alla cui direzione collabora Maria Matilde Nappi, moglie del capoclan Massimiliano Esposito (detto ’o scognato), agli arresti domiciliari. Gli Esposito, con il supporto dei Licciardi, starebbero attuando una strategia espansionistica verso il quartiere di Fuorigrotta, causando scontri che in maniera diretta e indiretta si riflettono anche nel rione Traiano. La situazione di fibrillazione criminale nell’intera area occidentale sarebbe trascesa con l’omicidio di Antonio Volpe, storico ras appartenente al clan Bianco-Baratto, delitto consumato il 15 marzo dell’anno scorso, cui sono conseguite reiterate stese di camorra. Dopo la morte del boss, approfittando dello stato di detenzione dei vertici degli altri clan del quartiere, il gruppo dei Troncone, alleato con i narcotrafficanti degli Zazo (con i quali rappresenta un’espressione del clan Mazzarella), si è ricompattato attorno al capoclan Vitale Troncone, scarcerato nel dicembre 2020 e sopravvissuto a un agguato nel dicembre 2021, affermando la propria supremazia sul territorio e provocando la reazione degli altri sodalizi. Dal canto loro, gli Iadonisi del rione Lauro, nemici dei Troncone, dopo l’omicidio di Salvatore Capone del primo gennaio, avrebbero chiesto aiuto all’Alleanza di Secondigliano. Alcuni di loro hanno lasciato il quartiere. La testimonianza arriva dall’arresto di Enzo Iadonisi, nipote del boss Francesco, fermato il 2 ottobre a Varcaturo, dove – secondo gli inquirenti – stava progettando un omicidio per poter interloquire con gli esponenti della mala del posto, su tutti i Mallardo, confederati dell’Alleanza di Secondigliano di cui fanno parte anche i Licciardi.

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