M5S, Conte avvisa Draghi: “Leali col governo ma non rinunciamo ai nostri valori”

Foto Alberto Pizzoli/Pool via AP in foto Giuseppe Conte

ROMA – Ora che ha in mano i dati degli iscritti, Giuseppe Conte si prepara a prendere le redini del M5S. Per il momento sono onori, ma a breve ci saranno anche gli oneri. L’ex premier lo sa, ma rimanda il discorso più delicato, quello che le truppe del suo nuovo partito attendono da mesi: la deroga al tetto dei due mandati.

Nella prima ‘uscita’ ufficiale da capo politico in pectore, con un’intervista al ‘Corriere della sera’, non aggira l’ostacolo ma nemmeno lo evita, semplicemente lo rinvia: “La questione non è nel nuovo statuto, sarà risolta in seguito con il nuovo codice etico e la discussione sarà fatta in modo trasparente coinvolgendo anche gli iscritti”. Anche sull’altro, grande tema del momento Conte non chiarisce quale sarà il perimetro della sua leadership.

Senza nascondersi dietro al dito, perché il discorso è vivo nella pancia pentastellata: il neo Movimento sosterrà ancora Draghi o proverà a staccare la spina? La risposta non chiarisce. Dice che “alcune decisioni hanno scontentato i cittadini e suscitato perplessità, penso al sostegno alle imprese, ad alcuni indirizzi in materia di tutela dell’occupazione e di transizione ecologica”, ed è quindi “normale che il disagio dei cittadini si ripercuota anche sulla forza che conserva la maggioranza relativa in Parlamento”, ma “noi che abbiamo lavorato per la tenuta del Paese durante le fasi più acute della pandemia vogliamo essere protagonisti anche della ripartenza. Lo saremo in modo leale e costruttivo, senza rinunciare ai nostri valori e alle nostre battaglie”.

La parole rimbalzano nelle chat cinquestelle, ma a seconda dell’area di pertinenza l’interpretazione cambia. Tra i malpancisti è il segnale che presto sarà staccata la spina al governo, magari utilizzando un ‘casus belli’ (il blocco dei licenziamenti è il maggiore ‘indiziato’). Mentre i ‘governisti’ la leggono come l’apertura alle ragioni della responsabilità, magari provando a imporre temi M5S nell’agenda dell’ex Bce.

Anche se preoccupa la posizione espressa sulla riforma della giustizia: “Con Bonafede abbiamo programmato massicci investimenti per accelerare i processi, per una giustizia più efficiente ed equa. Siamo invece contrari a meccanismi che alimentino la denegata giustizia. Ci confronteremo in modo chiaro e trasparente con le altre forze politiche”. Anche sul possibile dualismo con Luigi Di Maio, Conte prova a placare le voci. “Sono tre anni che scompare e riappare sui giornali, in realtà abbiamo sempre lavorato fianco a fianco e Luigi darà il suo contributo fondamentale anche al nuovo Movimento”.

Un messaggio cristallino a chi vede un punto di riferimento nel ministro degli Esteri. E non sono pochi. Ma il punto cruciale è il ruolo di Beppe Grillo, messo davvero in discussione, per la prima volta, dopo il video in difesa del figlio Ciro. Resterà Garante, ma la figura “sarà ben chiara”. Anche l’ex premier lo sa, quella del comico è una “presenza insostituibile”. Non si candiderà, invece, alle suppletive. Ufficialmente per dedicarsi al Movimento H24, ma qualcuno pensa che abbia dato un’occhiata alle proiezioni su Primavalle, il collegio in cui avrebbe dovuto presentarsi: meglio non rischiare.

Invece ‘osa’ sulla parte di ex portavoce espulsi per non aver votato la fiducia al governo Draghi. “E’ stata una scelta difficile e dolorosa e io ho profondo rispetto per chi si è allontanato”, dice. La mano tesa fa piacere agli ex ma, secondo quanto apprende LaPresse, non fermerà l’iter dei ricorsi giudiziari contro espulsioni ritenute sempre illegittime. Lo sguardo di Conte, comunque, va oltre le aule parlamentari, a quell’Alessadro Di Battista che resta un possibile competitor nell’elettorato grillino: “Di Battista è un ragazzo leale e appassionato, adesso è in partenza per l’America Latina ma quando tornerà ci confronteremo e valuteremo le ragioni per camminare ancora insieme”.

L’ex ‘pasionario’, però, è ‘conteso’ anche da chi vorrebbe creare qualcosa al di fuori del Movimento. Anzi, un ‘contromovimento’, anche se i tempi sembrano più lunghi del previsto. Magari coinvolgendo Davide Casaleggio, che sceglie ‘La Stampa’ per dire la sua. Ed è pesante: “Negli ultimi 16 mesi il MoVimento ha deciso di violare così tante regole e principi di democrazia interna e di rispetto delle decisioni degli iscritti da rendere impossibile per noi continuare un percorso condiviso”. Poi l’affondo verso l’ex premier: “Il modello del M5S ha consentito di ottenere il 33% di fiducia del Paese e ha dato la possibilità a migliaia di cittadini sconosciuti, come lo stesso Conte, di rivestire ruoli prestigiosi e di potere impensabili”.

In questa vicenda c’è anche un aspetto paradossale, perché l’accordo per il versamento di circa 250mila euro per “onorare i debiti” e chiudere i conti con Rousseau, il Movimento li dovrebbe pagare tramite il nuovo sistema di trattamento economico, quindi con i contributi degli eletti, alcuni dei quali hanno già pagato, regolarmente, la ormai ex piattaforma e ora rischiano di saldare due volte lo stesso impegno. Anche questo è neo Movimento, di cui non farà parte Marcello De Vito: il presidente dell’Assemblea capitolina ha annunciato il passaggio a FI, ma non si candiderà sindaco di Roma. A lui basta che Raggi, ora, grazie alla sua mossa, non ha più la maggioranza.(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome